Tasselli determinanti della strategia spionistica delle autorità statunitensi, documenti capaci di dimostrare il coinvolgimento con l’intelligence delle aziende a cui i cittadini della Rete si affidano per la loro quotidianità online. 13 documenti , caricati con tanto di mirror multipli, per assicurarsi che non scompaiano dalle cache, che non vengano rimossi dalla memoria della Rete. Anonymous monta in sella all’ affaire PRISM , rilanciato con fiducia , immediatamente e senza mediazioni a destra e a manca , e rende noti al mondo dei file pubblicamente accessibili , accessibili per la maggior parte sugli stessi siti ufficiali delle istituzioni contro cui la frangia di hacktivisti vuol puntare il dito.
“Anonymous ha ottenuto dei documenti che loro non vogliono che voi vediate, e perché loro si inquietino, li abbiamo trovati, e abbiamo deciso di metterli a vostra disposizione”, recita il comunicato del collettivo.
I documenti, fra circolari e direttive interne, glossari e guide tecniche a favore di dipendenti e collaboratori, sono disseminati fra il sito del Defense Technical Information Center , che opera proprio con l’obiettivo della trasparenza anche per i cittadini, e il sito del CIO del Dipartimento della Difesa , che si occupa delle policy e della gestione delle informazioni del Pentagono. Un documento riaffiora da una precedente soffiata in continuo aggiornamento su Cryptome, nel quale si espongono nomi e generalità di presunti membri dell’intelligence. Slide su slide dense di numeri e di acronimi, pagine da analizzare e da approfondire, anche solo per comprendere la portata del loro valore.
Una mossa forse opportunista, quella del collettivo hacktivista, ma perfettamente coerente in un clima da rivelazioni di segreti ampiamente subodorati da chi nutre un minimo di interesse per il diritto a vivere libero dal tecnocontrollo. Anonymous ha imbastito un malloppo di documenti, e ora allarma i cittadini della Rete con la conferma che 35 paesi sono sotto il controllo delle infrastrutture che gli States hanno edificato per tutelare la Sicurezza Nazionale. Sapere che questa conferma è sempre stata a disposizione di chi la volesse vedere è altrettanto poco rassicurante.
Gaia Bottà