NSA con le mani nei biscotti di Google

NSA con le mani nei biscotti di Google

Mountain View è stata sfruttata dagli agenti segreti anche per i cookie, utili a rintracciare e identificare i sospetti. E nelle ultime rivelazioni di Snowden è giallo sul coinvolgimento del Canada in diverse operazioni in paesi ostili agli USA
Mountain View è stata sfruttata dagli agenti segreti anche per i cookie, utili a rintracciare e identificare i sospetti. E nelle ultime rivelazioni di Snowden è giallo sul coinvolgimento del Canada in diverse operazioni in paesi ostili agli USA

Mentre un gruppo di prestigiosi scrittori, tra cui Margaret Atwood, Don DeLillo, Martin Amis, Günter Grass, Pico Ayer, Will Self, Irvine Welsh, Jeanette Winterson, Lionel Shriver, Paul Auster, Dave Eggers e Jonathan Lethem, ha lanciato una petizione per chiedere ai governi mondiali limiti alla sorveglianza online , non finiscono le rivelazioni di Edward Snowden sulle intercettazioni di massa compiute dal suo ex datore di lavoro, la National Security Agency (NSA): secondo gli ultimi documenti le spie a stelle e strisce hanno sfruttato i cookie raccolti da Google e dai servizi pubblicitari online per individuare i bersagli di operazioni di hacking .

Nelle nuove slide ad uso interno dell’agenzia ed ora divulgate da Snowden, infatti, si descrivono le tecniche adottate dalle spie americane e dalla loro controparte britannica Global Communications Headquarters (GCHQ), che sfruttano i sistemi di tracciamento impiegati da Mountain View per veicolare pubblicità geolocalizzata.

Google assegna un unico codice identificativo chiamato cookie PREF ogni volta che un browser si connette ad un suo servizio, ed attraverso di esso segue il navigatore e riesce a veicolare pubblicità personalizzata: attraverso questo numero l’NSA ha individuato bersagli (si parla di soggetti già sospettati) per le loro operazioni offensive di hacking, definite genericamente “exploit da remoto”.

Infatti, oltre a tracciare le visite effettuate alle pagine Web, queste briciole disseminate via browser, che hanno già causato diversi grattacapi a Google, permettono all’NSA di individuare e – conseguentemente – bersagliare con un programma specifico un singolo utente.

Inoltre, nei nuovi documenti si racconta dell’operazione “Happyfoot” dell’agenzia, che prevede lo sfruttamento di informazioni ottenute da diverse app mobile per localizzare i dispositivi dei sospettati in maniera più precisa rispetto ai dati raccolti attraverso la localizzazione via reti telefoniche. Questi stessi dati sarebbero impiegati dall’agenzia anche per allertare gli agenti operativi di eventuali pedinamenti .

Nei documenti l’NSA non spiega come ha ottenuto questi due tipi di dati, ma secondo il Washington Post rientrano tra quelli che le autorità a stelle e strisce possono pretendere da Mountain View con un ordine emanato sulla base del Foreign Intelligence Surveillance Act .
Con un comunicato l’agenzia si è limitata a dire che “è nella nostra missione legale raccogliere dati di intelligence per proteggere gli Stati Uniti”.

Parole che suonano quanto mai infide: il lenzuolo della lotta al terrorismo con cui NSA si copre è sempre più corto e sempre più scoperti sono i sotterfugi adottati dall’agenzia federale per spiare cittadini innocenti: un esempio della malafede si può trovare in un altra delle rivelazioni di Snowden, quella secondo cui le spie a stelle e strisce si sarebbero nascoste dietro i canali di comunicazione e alla facciata della controparte canadese ( Communications Security Establishment Canada ) per operare liberamente in quei Paesi in cui Washington è mal vista. Una lista che – proprio per il suo operato – adesso è logico supporre molto più lunga.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
11 dic 2013
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