Pubblicate in esclusiva dal quotidiano britannico The Guardian , nuove rivelazioni sull’esteso programma di sorveglianza adottato dal governo federale statunitense tramite l’agenzia NSA. Nei documenti rilasciati dalla talpa Edward Snowden si spiega come i vertici della National Security Agency gestiscano un immenso archivio di metadati – nome in codice, Marina – attinti con il rastrellamento di massa delle informazioni disseminate online lasciate da milioni di utenti statunitensi .
Trattenuti in un arco temporale non inferiore ai 12 mesi, i metadati legati alle attività digitali dei cittadini nordamericani permetterebbero agli agenti federali di ricostruire ogni singola storia personale su Internet, per la profilazione dei netizen e il tracciamento di tutte le reti – comprese quelle social – di condivisione e relazione online. In aggiunta, l’archivio Marina conterrebbe le informazioni di tutti gli utenti a stelle e strisce, non solo dei sospetti .
Dalle cronologie di navigazione alle credenziali d’accesso ai vari servizi digitali, l’agenzia statunitense reindirizzerebbe tutti i metadati raccolti verso gli archivi di Marina, con l’istituzione di un repository parallelo per la gestione delle informazioni legate alle comunicazioni telefoniche . I dati raccolti possono essere successivamente esportati in diversi formati per la realizzazione di grafici e tabelle ai fini della ricostruzione delle reti personali sul web.
In questo modo , il programma PRISM riesce a sfruttare una enorme quantità di informazioni personali – anche le password per l’accesso a servizi come la posta elettronica – senza passare per le notifiche da inviare alle singole piattaforme web, né tantomeno attraverso una specifica ordinanza firmata da un giudice. Allo stato attuale, circa il 90 per cento delle comunicazioni online globali passa per le infrastrutture di Rete nell’area nordamericana.
Mauro Vecchio