Dopo le rivelazioni sulle migliori armi di difesa a disposizione degli utenti contro l’invadenza della NSA, i nuovi documenti estratti dal cappello a cilindro di Edward Snowden parlano delle armi di cyber-attacco che l’intelligence statunitense ha a disposizione. Armi che sanno essere potenti e che necessitano di soldi, tanti soldi.
Stando alle ultime rivelazioni dell’ex-analista della CIA, infatti, nel 2013 gli spioni statunitensi chiedevano un miliardo di dollari in più per rafforzare le armi di cyber-offesa : l’agenzia, già all’epoca, sarebbe stata in grado di penetrare qualsiasi sistema, soprattutto in caso di attacco contro gli USA.
I documenti citano un caso del 2009, quando certi cracker cinesi hanno attaccato il Dipartimento della Difesa e la NSA si è infiltrata nel network delle spie di Pechino, identificando il punto preciso da cui era partito l’attacco e tenendone sotto controllo le attività successive.
Sarebbe per questo motivo che il governo statunitense non ha atteso molto per accusare la Corea del Nord in merito alla breccia aperta nei sistemi di Sony Pictures nelle scorse settimane, un’accusa le cui fonti corrisponderebbero a prove raccolte dalla NSA dopo essere penetrata nella rete nordcoreana già dal 2010.
La corsa ai cyber-armamenti produce ovviamente danni multimilionari , anche per gli stessi USA a cui la Cina avrebbe soffiato Terabyte di informazioni in merito al discusso caccia da combattimento F-35 JSF.
E gli alleati di NSA? Gli spioni al di qua dell’Atlantico non sono certo da meno di quelli americani, e stando ai nuovi documenti di Snowden uno dei meccanismi preferiti dalla britannica GCHQ per tenere sotto controllo gli utenti di iPhone era (nel 2010) il codice identificativo noto come UDID .
Una possibile alternativa alla invasione della privacy e alla mortificazione dei diritti civili portate avanti dalla raccolta dati panottica di NSA? Non esiste, dice un panel di studiosi , mentre i database “segreti” del governo americani (aggiuntivi a quelli della NSA) continuano a spuntare come funghi .
Alfonso Maruccia