Fonti interne all’intelligence statunitense confermano non solo che la NSA spia Internet, ma che è in grado di tenere sotto controllo una quantità di traffico telematico sin qui solo ipotizzata. Il caso Datagate si arricchisce di nuovi dettagli, e questa volta la “soffiata” arriva dal Wall Street Journal e da tecnici che hanno a che fare o hanno avuto a che fare con i potenti apparati di tecnocontrollo in mano alle agenzia USA a tre lettere.
Il fatto che l’intelligence USA avesse a disposizione capacità “significative” di tenere sotto controllo le comunicazioni elettroniche – telematiche e non – era già stato autorevolmente confermato nel recente passato dal Presidente Barack Obama. Ora quelle capacità vengono quantificate: le fonti del WSJ parlano di circa un 75 per cento di traffico telematico circolante negli USA alla portata degli analisti e dei software di controllo della NSA.
Dire “traffico USA” equivale in sostanza a coprire una buona parte della Internet mondiale, vista la preponderanza delle aziende statunitensi nel panorama dell’economia e dei servizi di rete: a quanto pare le agenzie federali sono solite contrattare con i provider telefonici le tipologie di traffico a cui accedere, gli ISP possono dire no ma in sostanza il tecnocontrollo è pervasivo. Caso in oggetto: la partnership tra NSA, FBI e Qwest Communications per tenere sotto controllo “i contenuti di tutte le email e i messaggi testuali nell’area di Salt Lake City” durante le Olimpiadi Invernali del 2002.
La NSA intercetta tutto e lo fa da parecchio tempo, al punto che nuovi documenti segreti pubblicati grazie all’intervento legale della Electronic Frontier Foundation (tramite Freedom of Information Act) quantificano in più di 250 milioni le “comunicazioni Internet” raccolte ogni anno sotto la sezione 702 del FISA Amendments Act (FAA). Una pratica in parte illegale perché incostituzionale secondo l’opinione della Foreign Intelligence Surveillance Court (FISC).
I contorni dello spionaggio e del tecnocontrollo a stelle e strisce si fanno sempre più inquietanti e definiti, e nel tentativo – inutile? – di gettare acqua sul fuoco lo US Office of the Director of National Intelligence (ODNI) ha aperto un blog su Tumblr con l’obiettivo di fornire al pubblico “informazioni fattuali” sulle legittime pratiche di spionaggio dell’intelligence senza le distorsioni dei media.
I media distorcono i fatti al punto da vedersi costretti – nel caso del Guardian – a distruggere le unità di storage sotto la minaccia di persecuzioni legali da parte delle autorità. Una buona notizia arriva infine dalla Nuova Zelanda, dove il governo fornisce nuovi poteri di spionaggio all’intelligence ma li vincola alla richiesta del mandato di un giudice. Garantisce chi ha già dovuto chiedere scusa per aver spiato illegalmente Kim Dotcom nel quadro delle intercettazioni per il sacco di Megaupload.
Alfonso Maruccia