Nel tentativo di mitigare il diluvio di polemiche, denunce e cattivi affari scatenato dal Datagate , i funzionari della National Security Agency (NSA) hanno pubblicato il primo rapporto sulla “trasparenza” nella storia dell’intelligence statunitense. Un documento da cui in realtà scaturiscono più domande che risposte.
Pubblicato sul Tumblr ufficiale di NSA , il rapporto dovrebbe servire a garantire una “trasparenza statistica” sulle attività di sicurezza nazionale svolte dall’intelligence durante tutto il 2013: l’agenzia comunica, tra le altre cose, il numero totale di obiettivi degli ordini FISA (Foreign Intelligence Surveillance Act) (1.767), le National Security Letter totali spedite ad altrettanti soggetti negli USA (19.212) e gli “obiettivi” complessivi interessati dalle richieste di accesso a informazioni riservate presentate alle aziende statunitensi.
Il rapporto di NSA non fa distinzione tra i diversi tipi di obiettivi raggiunti dagli ordini “segreti”, quindi non è possibile stabilire, limitandosi a consultare i dati ufficiali, se un obiettivo sia rappresentato da una multinazionale con tanto di decine di migliaia di dipendenti, una singola persona o un’intera nazione.
In sostanza la trasparenza in salsa NSA non lascia trasparire nulla, anche se non mancano gli apprezzamenti per l’iniziativa da parte di quelle aziende (come Google) che sono state maggiormente coinvolte dagli effetti del Datagate e che già da tempo hanno anticipato l’intelligence USA rilasciando i propri rapporti sulla trasparenza.
Il Grande Fratello americano gioca la carta dell’onestà ma da questa parte dell’Atlantico la situazione del business USA delle comunicazioni digitali continua ad accusare i colpi: il governo tedesco ha reso nota la propria decisione di rescindere un contratto con Verizon Communications chiamando in causa il collegamento tra l’intelligence straniera e il grande carrier statunitense.
Alfonso Maruccia