Mentre i media e i politici statunitensi si intrattengono nel sottolineare i limiti alla sorveglianza apportati dalla supposta “riforma” dello spionaggio e delle intercettazioni a strascico del Patriot Act firmata da Barack Obama , le nuove rivelazioni del Datagate evidenziano come in realtà i poteri di tecnocontrollo a disposizione della NSA siano tutto fuorché diminuiti.
Due memo interni dell’intelligence USA svelati da Edward Snowden, riferiti al 2012 e ora divenuti di pubblico dominio, parlano infatti di una NSA autorizzata a monitorare il traffico Internet su territorio americano nelle indagini sui cyber-attacchi provenienti dall’estero. NSA ha ottenuto l’autorizzazione secondo la Sezione 702 del FISA Act (Foreign Intelligence Surveillance Act), dicono i memo, per raccogliere e analizzare a piacimento email, chiamate telefoniche e traffico telematico di utenti di rete localizzati fuori dagli USA.
In origine NSA era autorizzata esclusivamente a indagare sui cyber-attacchi provenienti da governi stranieri, ma in seguito l’agenzia ha fatto richiesta alla corte segreta FISC (Foreign Intelligence Surveillance Court) di estendere le indagini telematiche anche su chiunque altro potesse essere considerato un “hacker”, nel senso lato del termine. La corte, evidentemente, ha dato la sua approvazione.
L’Office of the Director of National Intelligence difende la NSA parlando di un comportamento normale, per un’agenzia che ha l’obiettivo di raccogliere informazioni di intelligence sulle potenze e le minacce straniere alla sicurezza USA.
Non che tutto questo intercettare e collezionare montagne di archivi digitali serva praticamente a qualcosa, visto che i network americani continuano a essere bucati e compromessi senza pietà, come il recente caso dell’ Office of Personnel Management (OPM) egregiamente dimostra.
L’agenzia che gestisce i dipendenti del governo federale ha annunciato di aver identificato una breccia nella propria rete avvenuta nel dicembre del 2014, un incidente che mette potenzialmente a rischio i file di 4 milioni di persone e che secondo fonti governative sarebbe responsabilità dei soliti hacker cinesi, con le autorità di Pechino che sono prontamente intervenute per negare.
Il tecnocontrollo mondiale a opera della NSA continua indisturbato e non c’è “riforma” che tenga, a quanto pare, anche se Edward Snowden sottolinea come la prospettiva sia cambiata in maniera sensibile dallo scoppio dello scandalo Datagate: l’ex-analista della CIA parla – forse in maniera ottimistica – di una “profonda differenza” sia nella consapevolezza degli utenti di rete che nel comportamento delle autorità di qua e di là dell’Atlantico, sebbene la privacy online continui a essere a rischio.
Alfonso Maruccia