Alla fine del mese di novembre la NSA smetterà di contare sui metadati relativi alle conversazioni telefoniche dei cittadini statunitensi: l’intelligence rinuncerà alle dinamiche previste dalla Sezione 215 del Patriot Act, alle stesse operazioni messe in luce dalla prima delle rivelazioni del Datagate, avvenuta nel giugno 2013.
Ad annunciarlo è l’ Office of the Director of National Intelligence : le pratiche giudicate illegali nello scorso mese di maggio, sostituite da una più blanda disciplina di data retention istituita dallo USA Freedom Act, in virtù della proroga di 180 giorni approvata alla fine di giugno saranno deposte a partire dal 29 novembre 2015.
Entro quella data la NSA interromperà la raccolta dei metadati, che sarà invece portata avanti dagli operatori, mentre si adopererà per sviluppare un sistema di accesso a questi record, sottoposto ad una più rigida disciplina di autorizzazione, strettamente legata ad indagini che coinvolgano la sicurezza nazionale. Dopo quella data, la NSA non potrà più accedere ai dati del passato: saranno a disposizione del solo “personale tecnico”, che per tre mesi vi potrà lavorare per verificarne la coerenza e l’integrità, in vista degli strascichi dei processi ancora in corso pendenti sulla stessa NSA. Al termine degli eventuali procedimenti legali, o qualora le autorità diano autorizzazione, la NSA procederà alla cancellazione “il prima possibile”.
Lo sconfinato archivio a cui la NSA sarà costretta a rinunciare consta dei metadati relativi alle chiamate telefoniche dei cittadini americani effettuate negli ultimi 5 anni: il Patriot Act stabiliva che queste informazioni venissero conservate per un lustro, prima di essere cancellate.
Gaia Bottà