Roma – “La number portability è uno dei diritti fondamentali stabilito da direttive comunitarie e norme nazionali”. Ieri con queste parole il presidente dell’ Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni Enzo Cheli ha descritto la possibilità per un utente di telefonia mobile di cambiare operatore di servizio senza perdere il proprio numero di telefono. Una possibilità di certo importante per mercato e utenti e che ora assurge addirittura allo status di “diritto fondamentale”…
Le parole di Cheli non sono state pronunciate a caso in quanto rappresentano una prima risposta alla richiesta di Wind di sospendere la portabilità del numero a causa di una quantità di problemi tecnici in cui gli operatori stanno incorrendo e che Wind ha voluto mettere in evidenza.
Cheli, che parlava a Napoli a margine del seminario “L’evoluzione della regolamentazione comunitaria nel settore delle comunicazioni”, ha spiegato che “se ci sono difficoltà tecniche insuperabili, date dalla non compatibilità delle reti e dei database per cui, nel momento della trasmigrazione degli utenti è importante garantire, di fatto, l’esercizio di questi diritti allora la sospensione nasce per forza di cose oggettive”.
Si va dunque alla sospensione di un… diritto fondamentale? Questo è tutt’altro che sicuro. Cheli ha infatti sostenuto che prima occorre “verificare se il dato tecnico è reale. E questo lo stiamo accertando per delimitare al massimo la durata di queste possibilità. Non si tratta di una sospensione dei diritti”.
A movimentare la giornata di ieri sul fronte della telefonia mobile ci ha pensato anche il parere dell’Antitrust che da un lato ha dato il suo via libera alla seconda parte dell’operazione “Blu”, cioè alla cessione dei rami d’azienda dell’ex operatore a TIM e Vodafone Omnitel, e dall’altro non ha escluso la possibilità che quanto accaduto con Blu non abbia di fatto aperto gli spazi per il rilascio di una quarta licenza GSM.