Santa Clara (USA) – Continuando la propria guerra alle piattaforme server RISC, Intel ha introdotto sette nuovi processori Itanium che promettono di migliorare l’affidabilità e ridurre i consumi energetici.
Gli Itanium appena annunciati appartengono alla nuova serie 9100 , e includono novità tecniche quali Core Level Lock-Step (CLLS), un meccanismo che rileva ed elimina eventuali errori a livello di core, e Demand Based Switching , che contribuisce invece a ridurre i consumi energetici durante i periodi di inattività della CPU. CLLS funziona in congiunzione con la preesistente tecnologia Socket Level Lock-Step , che verifica la consistenza dei risultati fra core e socket.
I nuovi chip hanno frequenze di clock fino a 1,66 GHz , un front-side bus a 667 MHz e un thermal design power di 104 watt. Questi processori adottano quello che Intel chiama un three-load bus , ossia un’architettura di comunicazione che vede due processori e un chipset sullo stesso bus: il chipmaker afferma che questa soluzione incrementa l’ampiezza di banda a favore delle applicazioni enterprise e dell’high performance computing.
Sebbene Itanium abbia avuto una partenza quasi disastrosa, ed i suoi ritmi di crescita non siano certo eclatanti, Intel oggi si dice soddisfatta sia dei risultati fin qui ottenuti che del supporto ricevuto dai maggiori produttori di software, tra i quali cita Microsoft e Red Hat . Il gigante di Santa Clara sostiene che ad oggi esistono oltre 12mila applicazioni certificate per girare su Itanium, e diversi sistemi operativi: tra questi Linux, Windows, HP-UX, HP NonStop, HP OpenVMS, z/OS e Solaris.
Tra i produttori che nei prossimi mesi commercializzeranno server basati sugli Itanium 9100 vi saranno Bull, Fujitsu, Fujitsu Siemens Computers, HP, Hitachi, Intel, NEC, SGI e Unisys.
Il prezzo all’ingrosso dei nuovi processori andrà dai 696 ai 3.692 dollari.
Su Itanium si veda anche il recente approfondimento Intel: non gufate, Itanium è qui per restare .