Si tratta di una decisione evidentemente ben accolta sia da Google che dai responsabili del suo servizio di mappatura Street View. Chiaramente sperando che si inneschi una sorta di virtuoso effetto domino in altri paesi del mondo. La polizia neozelandese ha infatti recentemente scagionato BigG dalle accuse mosse in precedenza dal garante locale della privacy.
Al centro del mirino era finita la raccolta involontaria di una massiccia quantità di dati personali, come “aspirati” a mezzo WiFi dalle note googlecar in giro per il mondo. Le auto di BigG erano in giro in 30 nazioni diverse, compresa la Nuova Zelanda. Nello scorso giugno, il garante Marie Shroff aveva deciso di contattare la polizia locale per aprire di fatto un’inchiesta.
Le indagini si sono appena concluse , con esito favorevole all’azienda di Mountain View. Non ci sarebbero dunque prove sufficienti a stabilire la sussitenza di un crimine a carico di Street View. Anzi, secondo il sergente John van den Heuvel, gli utenti neozelandesi dovrebbero prestare maggiore attenzione alle proprie reti wireless .
“Chiunque utilizzi il WiFi dovrebbe assicurarsi di avere adottato le misure di sicurezza appropriate – ha sentenziato Heuvel – La gente non dovrebbe sottovalutare i rischi derivanti dal rilascio di informazioni personali, che potrebbero quindi venir catturate da altri, sia per sbaglio che per scopi illeciti”. La parola sulla questione tornerà ora al garante Marie Shroff.
Mauro Vecchio