Ad infiammare ulteriormente il dibattito ci hanno pensato alcuni cable pubblicati dal sito delle soffiate Wikileaks, in seguito alla recente approvazione del famigerato Copyright (Infringing File Sharing) Amendment Bill . Ovvero il disegno di legge neozelandese volto ad una significativa riscrittura delle disposizioni locali a tutela del diritto d’autore.
Le autorità statunitensi avrebbero esercitato allarmate pressioni sul governo di Wellington, affinché si giungesse al più presto ad una piena adozione del meccanismo già noto come three strikes . Al Dipartimento di Stato a stelle e strisce sarebbero stati stanziati circa 500mila dollari , da destinare all’implementazione del regime basato su notifiche agli utenti ed eventuali sospensioni di tutti quegli account colti in violazione del copyright.
Gli Stati Uniti avrebbero fatto di tutto per non includere la Nuova Zelanda nello Special 301 , il rapporto stilato dall’ International Intellectual Property Alliance per fare un quadro sui vari territori del file sharing selvaggio. Gli stessi signori del copyright – sempre secondo gli ultimi dispacci di Wikileaks – avrebbero suggerito alle autorità neozelandesi di evitare qualsiasi disposizione a favore del cosiddetto uso legittimo . Fuggendo in particolare da quello che in lingua inglese viene chiamato format-shifting , la duplicazione di un determinato contenuto – in questo caso – per uso strettamente personale. Secondo le autorità di Washington, una previsione del genere manderebbe un messaggio sbagliato ai consumatori, che si sentirebbero in sostanza autorizzati a realizzare copie non autorizzate di CD o DVD .
Dura la reazione da parte dei rappresentanti del Green Party neozelandese, che hanno sottolineato come gli Stati Uniti cerchino di tutelare gli interessi della propria industria attraverso leggi altrui. La nuova sezione 92A entrerà in vigore a partire dal prossimo settembre, dopo che la ghigliottina locale si era inceppata sulle vibranti proteste da parte di utenti e fornitori di connettività.
Mauro Vecchio