Nel corso del 2009 la ghigliottina neozelandese si era inceppata , dopo le vibranti proteste di utenti e fornitori di connettività. La Sezione 92A della nuova legge sul copyright locale, che prevedeva la terminazione degli account degli utenti recidivi nelle violazioni del diritto d’autore, era stata così bloccata sul nascere.
Ma già allora appariva chiaro che le autorità kiwi sarebbero tornate presto all’attacco, nel tentativo di combattere aspramente la condivisione non autorizzata dei contenuti. Si chiama Copyright (Infringing File Sharing) Amendment Bill ed è stato recentemente presentato dal ministro neozelandese per il Commercio Simon Power.
L’originale, discussa Sezione 92A è stata allora definitivamente accantonata, rimodellata su un meccanismo denominato three notice . Ma nonostante un nome più dolce, instaurerebbe un regime dagli stessi effetti di quello imposto dalla dottrina Sarkozy . A seguito dell’identificazione di un indirizzo IP da parte dei detentori dei diritti, si dovrà procedere alla terminazione dell’account del netizen macchiatosi di file sharing selvaggio.
“L’elemento principale è il meccanismo delle tre notifiche – ha spiegato Power – che mira a regolare le attività di file sharing illecito, garantendo ai detentori dei diritti uno strumento efficace di tutela”. Le modifiche legislative neozelandesi andranno così ad estendere il raggio d’azione del Copyright Tribunal , che ascolterà entrambe le parti in causa . In questo modo, le autorità agli antipodi avrebbero risolto una delle controversie legate alla precedente Sezione 92A: sulla necessità di non colpevolizzare un utente fino a prova contraria.
“È importante – ha continuato il ministro del Commercio – che venga offerto agli utenti un tempo ragionevole per smetterla prima che il procedimento legale vada avanti. Un tempo a disposizione per segnalare eventuali attività illecite sulle proprie connessioni oltre che per contestare una notifica già inviata”.
Secondo le nuove disposizioni in terra kiwi, il preposto Tribunale del Copyright potrà sanzionare gli utenti recidivi con multe pari a circa 10mila euro . In aggiunta, gli account coinvolti nel P2P potranno venire sospesi dai provider per un periodo di sei mesi.
Mauro Vecchio