La Nuova Zelanda temporeggia: l’implementazione della dottrina Sarkozy può attendere, ai cittadini della rete serve del tempo per digerirla, ai provider serve del tempo per rassegnarsi ad agire da boia al servizio dell’industria dei contenuti.
Il modello di moniti e disconnessioni ritagliato su misura di quello francese era stato instillato lo scorso anno nella legge che regola il regime del copyright. Con l’emendamento alla sezione 92A si prevedeva che gli ISP dovessero adottare delle politiche di disconnessione coatta da mettere in atto “nelle circostanze appropriate”. Circostanze incarnate da abbonati “che violano ripetutamente il copyright di un’opera usando uno o più servizi Internet dell’ISP, al fine di agire senza il consenso di chi è proprietario dei diritti d’autore”.
I provider avevano rumoreggiato ma si erano organizzati per redigere un codice di condotta che regolasse le disconnessioni, culmine delle violazioni dopo un climax di tre avvertimenti: avrebbero agito solo qualora l’industria dei contenuti avesse dalla propria parte la prova incontrovertibile delle violazioni, avrebbero agito solo se fosse stata garantita all’utente la possibilità di difendersi e di rivendicare le proprie ragioni. Ma un carteggio tra i provider e RIANZ, i rappresentanti locali dell’industria della musica era trapelato nei giorni scorsi: le etichette non approvavano il codice di condotta , intendevano inasprirlo per amplificarne la deterrenza.
Le parti stentavano ad accordarsi, il dibattito ferveva, il 27 febbraio, data prevista per l’entrata in vigore degli emendamenti, si avvicinava. Nel contempo, le mobilitazioni dei cittadini della rete.
Risoluti nel difendere il proprio diritto ad esprimersi e ad informarsi online, decisi nel rivendicare il diritto ad un giusto processo, i netizen neozelandesi avevano manifestato il proprio dissenso. Video di protesta e proteste di piazza , mobilitazioni mediate dalla rete. Sulle immagini che li rappresentavano online presso i profili dei social network, sulle homepage dei loro spazi online, i netizen hanno fatto calare un velo nero, a dimostrare la compattezza del dissenso.
I cittadini hanno altresì riversato il proprio furore nelle caselle email dei relatori della proposta di legge. Un parlamentare li ha scossi con un’interrogazione. Il primo Ministro neozelandese John Key ha ora annunciato che l’entrata in vigore dell’emendamento alla sezione 92A verrà sospesa fino al 27 di marzo , finché non si negozierà un accordo che tracci delle linee guida per mettere in atto la risposta graduale in maniera equa e proporzionata. I cittadini della rete accolgono con favore la decisione di temporeggiare. Ma Key non ha esitato a temperare gli entusiasmi, spiegando che la dottrina Sarkozy sta attecchendo in tutto il mondo, seppur con diverse sfaccettature. Un dilagare di una strategia antipirateria che potrebbe passare dai rapporti commerciali fra paesi: “Se la Nuova Zelanda volesse, ad esempio, firmare un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti – spiega Key, lasciando implicito il riferimento alla tattica perseguita dall’industria dei contenuti statunitense – avrebbe bisogno di un’altra sezione 92A”.
Gaia Bottà