È passato quasi un anno dall’introduzione del Copyright (Infringing File Sharing) Amendment Act in terra neozelandese. Una versione agli antipodi della famigerata Dottrina Sarkozy , la legge dei tre colpi per dissuadere gli scariconi della Rete. I discografici della Recording Industry Association of New Zealand (RIANZ) hanno ora snocciolato numeri in chiaroscuro, non pienamente soddisfacenti per i signori del diritto d’autore.
Dall’ottobre 2011 allo scorso aprile, i legittimi titolari dei diritti hanno ordinato ai vari provider locali di inviare un totale di 2766 notifiche. Appunto i colpi per gli utenti colti con le mani nel sacco del P2P, che – secondo la legge kiwi – rischiano fino a 15mila dollari neozelandesi (quasi 10mila euro) di multa. Un risultato che soddisfa a metà i discografici, intenzionati a spedire 5mila notifiche al mese .
Una legge che sta funzionando, almeno secondo i rappresentanti dell’industria culturale. Sui primi 200 film più visti in Nuova Zelanda, si è passati dai 110mila download dell’agosto 2011 ai 50mila nel mese successivo all’adozione del disegno di legge . Un dato che potrebbe però risultare viziato dall’ovvio mix di timore e novità apportato a ridosso dell’implementazione delle misure in stile francese.
Cosa preoccupa maggiormente i rappresentanti di RIANZ? Gli eccessivi costi legati all’invio delle infringement notice da parte dei singoli provider, che chiedono alle varie etichette il pagamento di una somma pari a 25 dollari per notifica. Le associazioni di categoria hanno dunque chiesto al ministero dello Sviluppo Economico di ridurre il costo a 2 dollari . Diverso il parere dei fornitori di connettività, che avrebbero già speso 500 milioni per avviare la ghigliottina legale.
Mauro Vecchio