Nonostante gli sforzi dei lobbisti che nei mesi scorsi aveva tentato di convincere il Governo neozelandese a desistere dal proibire i brevetti software o quanto meno a estendere i casi in cui sono concessi (su ispirazione, per intenderci, del modello europeo), la proposta avanzata dall’onorevole Simon Power non verrà modificata .
In realtà la bozza deve ancora essere votata e, soprattutto, le linee guide ancora non sono state redatte: con esse vi è il rischio che l’apertura concessa ai “programmi incorporati” in specifici apparecchi meccanici possa essere utilizzata come cavallo di troia per far rientrare di soppiato il brevetto software. Tuttavia, il fatto che i primi dibattiti non hanno scalfito la proposta e dato gli schieramenti di forze delineatesi, la riforma del sistema brevettuale neozelandese sembra abbastanza al sicuro.
A far pendere la bilancia a favore della versione originale soprattutto il fatto che pochi dei membri del gruppo di lobbisti New Zealand Information & Communications Technology Group (NZICT) fosse neozelandese. E che un altro gruppo di aziende ITC ha posizioni contrarie ai brevetti software : la New Zeland Computer Society ha dichiarato che i brevetti sui software sono un ostacolo perchp “è quasi impossibile per un software in sviluppo di non infrangere nessuno dei centinaia di migliaia di brevetti software già concessi”.
Con toni simili si sono espresse le due più grandi aziende software del paese : Orion Health ha dichiarato che sono “controproducenti” e che “la miglior protezione è innovare e innovare velocemente”. Jade ha invece dichiarato di ritenere il procedimento brevettuale “oneroso, non adatto al settore informatico”.
Claudio Tamburrino