Il 6% dell’energia elettrica prodotta e distribuita negli Stati Uniti è assorbita nei mesi più caldi dell’anno dai condizionatori e dagli impianti di raffrescamento per ambienti domestici, industriali e uffici. Si può partire da questo dato per comprendere come ridurre del 10% i consumi generati da queste apparecchiature possa tradursi in un beneficio concreto per quanto concerne la sostenibilità.
La finestra che blocca il calore
È quanto promette il MIT, con l’annuncio di un nuovo materiale progettato in collaborazione con la University of Hong Kong, destinato a fungere in qualità di filtro per i raggi del sole che provenendo dall’esterno di un edificio ne riscaldano l’interno. Si tratta di una pellicola dall’aspetto e dalla consistenza del tutto simile a un tradizionale rivestimento plastico, che in realtà al suo interno nasconde una microstruttura in grado di alterare la propria conformazione al variare della temperatura: elementi sferici dal diametro normalmente pari a 500 nanometri che una volta raggiunti i 32° C si espandono rendendo il vetro traslucente, un po’ come se fosse stato sottoposto a trattamento di smerigliatura.
Questo consente di bloccare fino al 70% delle radiazioni che contribuiscono a riscaldare un ambiente, diminuendo così l’attività dei condizionatori con benefici sia sulla spesa sia sull’ambiente. Le particelle tornano poi ad assumere il loro primo stato non appena la temperatura scende di nuovo. Non è un caso che l’iniziativa veda l’istituto di Boston collaborare con l’università di Hong Kong: il territorio asiatico si è impegnato a ridurre del 40% il quantitativo di energia consumata entro il 2025, un obiettivo raggiungibile solo attraverso strategie e progetti di medio-lungo termine che necessariamente passano dalla ricerca.
Un materiale per le smart window
Al momento non è dato a sapere quanto ci sarà da attendere prima di vedere il materiale debuttare a livello commerciale, in un segmento di mercato a metà strada fra l’edilizia e le smart home. La prossima fase prevede di sperimentare l’impiego di nuove microstrutture all’interno del film, mediante lo stesso approccio, per verificare la possibilità di raggiungere un grado di efficienza ancora maggiore. In ogni caso, da intuizioni di questo tipo potranno prendere vita le smart window di domani, non più semplici finestre che separano un ambiente dal mondo esterno, ma vere e proprie superfici in grado di regolare il loro comportamento a seconda della situazione. Membrane intelligenti in grado di sfruttare la propria ampiezza e le proprie caratteristiche fisiche, insomma, per regolare il trasferimento di luce ed energia tra interno ed esterno.
Queste le parole di Nicholas Fang, uno degli responsabili del progetto:
Le smart window oggi sul mercato non sono davvero efficienti nel respingere il calore proveniente dal Sole e quelle che basano il loro funzionamento sull’elettrochimica a volte necessitano di parecchia energia per la loro gestione, finendo così con il consumare solo per diventare opache. Pensiamo ci sia spazio per l’impiego di nuovi materiali e rivestimenti ottici, così da fornire più opzioni in fase di realizzazione.