Le mutate condizioni del mercato dei microprocessori non giovano necessariamente ai principali player di settore: se per NVIDIA il periodo di transizione equivale a più vendite e più guadagni, per AMD la concorrenza di Intel è pioggia che cade sul bagnato di una situazione già non particolarmente florida.
Comunicando i risultati finanziari del terzo quadrimestre dell’anno fiscale, NVIDIA ha fatto felici gli azionisti con ricavi complessivi di 1,2 miliardi e profitti per 209,1 milioni di dollari, più 15,3 per cento anno su anno e previsioni degli analisti superate anche se di poco.
Il business di NVIDIA cresce sia nelle schede grafich discrete per PC desktop e laptop (+14,7 per cento anno su anno) che in quello dei prodotti “consumer” (+27,6 anno su anno). Il settore professionale è l’unico a essere in calo, mentre la corporation evidenzia la grande rilevanza acquisita dai ricavi sui prodotti “non-PC” (chip ARM e piattaforma Tegra in primis) che passano dal 7 per cento dell’anno scorso al 30 del terzo quadrimestre del 2012.
NVIDIA sta insomma gestendo nel migliore dei modi il periodo di transizione del mercato informatico, con il successo di nuovi form factor (tavolette e altri gadget mobile) e l’affermazione di ARM come importante player di settore. All’altro capo dello spettro c’è AMD, che nella transizione rischia di rimetterci tutto.
Non bastassero i problemi già noti , Sunnyvale è ora costretta a fronteggiare condizioni sempre più ostili con il market share nel settore delle CPU che scende oltre le peggiori previsioni (ora si assesta al 16,1 per cento, era il 18,8 un anno fa) e Cray che sceglie i chip Xeon di Intel (architettura Sandy Bridge) per i suoi prossimi supercomputer.
Come risponde AMD ai trend negativi? Con significative riduzioni dei prezzi su processori Athlon II e APU (A-series), a quanto pare, nella speranza di ridiventare competitiva nei confronti di Intel almeno nella fascia bassa del mercato.
Alfonso Maruccia