Il chipmaker Nvidia ha sganciato diverse bombe durante la GPU Technology Conference , che si tiene in questi giorni in California. La più dirompente riguarda l’utilizzo del processore video con architettura Kepler in ambito cloud computing: soluzione destinata a chi gioca e lavora in remoto, a prescindere dal dispositivo utilizzato.
La nuvola per il gaming è gestita dalla nuova GeForce GRID , scheda dual-GPU basata sulla GTX 690, equipaggiata con un totale di 3072 CUDA Cores e 8GB di memoria cache. Per venire incontro alle esigenze dei provider i consumi sono stati ridotti della metà rispetto ad altre implementazioni di questo tipo. Con la GeForce servono solo 75W per un “flusso” di gioco, rispetto ai 150W della prima generazione cloud. Questo vuol dire che sarà possibile gestire 84 flussi con un solo rack.
Il traguardo più impressionante raggiunto da Nvidia riguarda comunque la gestione di latenza e lag. Le nuove tecnologie dedicate all’amministrazione dei frame sono riuscite a ridurre al minimo il ritardo ed ora sembra proprio che cloud-gaming non differisca più dalle partite in locale. Aumentando il frame-rate da 30 a 60fps il tempo di rendering è stato ridotto dai 100ms delle attuali soluzioni a 50ms. Il tempo per cattura e codifica è sceso da 30 a 10ms, quello della decodifica da 15 a 5, mentre la latenza di rete è passata da 75 a 30 millisecondi.
Per dimostrare le potenzialità del progetto Nvidia e il partner nipponico Gaikai, specializzato in servizi di gioco in streaming, hanno trasformato una semplice smart-TV in una vera e propria console da gioco. Lo schermo prodotto da LG, collegato alla rete e gestito con un joypad USB, è stato utilizzato per giocare con complesso videogame PC, installato su un server remoto.
La piattaforma dall’animo più professionale, chiamata VGX , porta invece le GPU nei datacenter e usa la sua potenza di calcolo per accelerare desktop virtualizzati, rich-media e servizi di streaming. I collaboratori possono collegarsi con notebook, tablet o smartphone, senza preoccuparsi del sistema operativo a bordo o della potenza effettiva del device. Un singolo server VGX può servire fino a 100 utenti contemporaneamente.
Sul fronte prettamente tecnico, questa prima scheda grafica VGX si presenta con quattro GPU, ciascuna con 192 CUDA core e 4GB di memoria per chip. Anche in questo caso, la card gestisce le risorse per assicurare performance grafiche vicino a quelle native, riduce il ritardo su schermo, tiene a bada i bollenti spiriti con il raffreddamento passivo e si adatta senza problemi ai server già esistenti.
Durante la GTC 2012 si è parlato anche di GPGPU (General Purpose) con la presentazione delle soluzioni Tesla K10 e K20, basate su architettura Kepler a 28 nanometri. La prima scheda acceleratrice per l’High Performance Computing (HPC) propone due GPU GK104 Kepler affiancate. La K20 è invece un mostro 7,1 miliardi di transistor, che macina 1,5 TFlops di calcoli basandosi unicamente sulla nuova GPU Kepler GK110 .
Roberto Pulito