Le capacità di calcolo parallelo delle GPU moderne fanno particolarmente gola ai miner di criptomonete , ed è un interesse talmente forte da aver spinto NVIDIA a una vera e propria alzata di scudi commerciale: il mining “brucia” troppe schede discrete presenti sul mercato, mentre i rivenditori dovrebbero piuttosto dare priorità a chi una GPU la usa prima di tutto per giocare.
Secondo le indiscrezioni , NVIDIA avrebbe in particolare fatto pervenire le proprie “raccomandazioni” ai retailer europei, chiedendo in pratica di mettere dei paletti a chi acquista GPU GeForce in massa per impiegarle in un cluster per la generazione di Bitcoin, Bitcoin Cash, Ethereum e altre monete virtuali basate su blockchain.
Anche se, a conti fatti, NVIDIA ci guadagna in ogni caso indipendentemente dalla tipologia di acquirente delle sue GPU, per la corporation statunitense “i giocatori vengono prima” dei miner. Lo stesso marchio GeForce, conferma la corporation, è indirizzato specificatamente agli appassionati di videogiochi su PC.
Il mercato videoludico a base di hardware x86 è in pieno boom da anni , e NVIDIA vorrebbe continuare a profittare della sua posizione privilegiata – con una quota di mercato molto superiore a quella della concorrente AMD – senza dover scendere a patti con un settore appunto così mutevole come quello dei miner.
Naturalmente NVIDIA si guarda bene dal voler interferire direttamente con le dinamiche del mercato libero, anche se non è certo la prima volta che interviene per rafforzare la natura ludica del marchio GeForce: qualche settimana fa la corporation ha deciso di proibire espressamente l’uso delle GPU per PC consumer in ambito server e data center.
Alfonso Maruccia