5,5 milioni di dollari. A tanto ammonta l’entità dell’assegno che NVIDIA staccherà per chiudere definitivamente un contenzioso con la Securities and Exchange Commission statunitense. Tutto ruota attorno al crypto mining. Più precisamente, alle modalità con le quali l’azienda ha comunicato (o meglio, non ha comunicato) l’importanza di questo business per le proprie casse.
NVIDIA pagherà 5,5 milioni di dollari
In breve, la società non ha reso noto con le modalità e nei termini previsti quanto l’ambito delle attività legate alle monete virtuali abbia pesato sugli introiti generati. Il periodo preso in esame è quello che parte dal 2018. Omettere l’informazione avrebbe potuto impattare sulle decisioni prese dagli investitori.
L’ente federale USA ha rilevato la violazione di alcune sezioni del Securities Act. Queste le parole attribuite nel comunicato stampa a Kristina Littman, numero uno della divisione Crypto Asset and Cyber Unit il cui personale sta per essere raddoppiato.
Le lacune delle informative NVIDIA hanno privato gli investitori di informazioni critiche per valutare l’attività dell’azienda in un mercato chiave. Tutte le realtà, comprese quelle che perseguono opportunità che coinvolgono tecnologie emergenti, devono garantire che le proprie informative siano puntuali, complete e accurate.
Interpellato sulla vicenda, un portavoce del gruppo ha scelto di non rilasciare alcun commento. La richiesta di GPU da destinare al mining delle criptovalute è stata tanto elevata negli ultimi anni fa aver impattato pesantemente sul mercato. Vi si aggiunga la crisi dei chip registrata dal 2020 in poi per ottenere un quadro più completo di quella che può essere definita una tempesta perfetta.
È sufficiente una rapida ricerca su Amazon per capire come ancora oggi i prezzi delle componenti siano alle stelle. A farne le spese sono soprattutto gli appassionati di gaming, costretti a pazientare per acquistare una nuova scheda video o a rincorrere i drop organizzati dagli store online o, più di recente, dalla stessa NVIDIA.