Roma – Una folla intelligente ed estremamente coordinata si era riversata nelle strade di New York nel 2004, in occasione della Republican National Convention . I manifestanti stringevano fra le mani striscioni e telefonini equipaggiati con TXTmob , un servizio di comunicazione distribuita che ha permesso agli attivisti di organizzare lo sciamare del dissenso. A quattro anni dagli eventi, le forze dell’ordine chiedono la subpoena ai gestori del servizio: vogliono conoscere i testi degli SMS, vogliono sapere come la comunicazione tattica è fluita fra i manifestanti.
La tecnologia che innerva TXTmob è stata sviluppata dall’ Institute for Applied Autonomy , un gruppo di studenti, attivisti ed artisti che reinventa le tecnologie per metterle al servizio della società civile: rilasciato sotto licenza GNU GPL , il codice di TXTmob consente di organizzare e di partecipare ad una sorta di mailing list a mezzo SMS . Ci si può iscrivere ad un gruppo di interesse, ricevere tutte le comunicazioni testuali scambiate fra i membri del gruppo, inviare aggiornamenti che tutti gli iscritti riceveranno. Nessuna spesa è richiesta per fruire del servizio: agli utenti di TXTmob viene semplicemente addebitato il costo degli SMS dall’operatore a cui si affidano.
Nell’agosto 2004 erano centinaia coloro che sfruttavano questo strumento di comunicazione one to many : attivisti e giornalisti indipendenti si scambiavano messaggi per organizzare sistoli e diastoli della manifestazione. Ci si scriveva per sfuggire alle cariche della polizia, ci si scriveva per convergere verso i focolai dell’azione, ci si scriveva per scambiarsi opinioni a proposito degli eventi in corso. I paramedici usavano TXTmob per convergere verso i luoghi dei disordini più violenti per assistere le persone coinvolte.
TXTmob risultava a tal punto indispensabile che quando T-Mobile aveva sospeso il servizio per i suoi abbonati, si era addirittura parlato di una strategia censoria per impedire il coordinarsi del dissenso. In realtà pare si sia trattato semplicemente del malfunzionamento dei filtri antispam adottati dall’operatore. Gli stessi membri delle forze dell’ordine pare fossero fra le liste degli iscritti, per poter gestire al meglio la propria opera di contenimento dei manifestanti.
Erano stati centinaia gli arresti nell’agosto 2004, arresti a cui sono seguite numerose azioni legali condotte dalle persone trattenute dalle forze dell’ordine. Gli avvocati che rappresentano la città di New York cercano ora le proprie ragioni nei dati che sono fluiti nel network di TXTmob: hanno richiesto una subpoena a Tad Hirsch, studente del MIT, autore del codice che anima il servizio. Intendono ottenere i testi degli SMS, le generalità delle persone che hanno agito come nodi della rete di comunicazione.
Hirsch ha spiegato che molta della documentazione è andata perduta, e assicura che non cederà alla richiesta di rivelare i dati delle persone che si sono servite di TXTmob. Rivelare i contenuti di comunicazioni private sarebbe una violazione della libertà di espressione delle persone, ha confermato il legale di Hirsch: consapevoli del fatto che i propri messaggi possano trapelare, le persone potrebbero rinunciare ad affidarsi a strumenti di democrazia come TXTmob.
L’equilibrio tra comunicazione mediata dalla tecnologia e riservatezza è complesso e delicato, ma attivisti e cittadini credono nel proprio diritto ad esprimersi, a mobilitarsi e ad organizzarsi in folle connesse e animate da ideali. Il telefonino ha giocato un ruolo fondamentale nelle Filippine e in Ucraina, nei paesi emergenti l’SMS è uno strumento sempre più indispensabile per organizzare il dissenso. Per questo motivo Tad Hirsch ha promesso di battersi: “Credo di avere la responsabilità morale di proteggere la privacy delle persone che usano il servizio che ho sviluppato”.
Gaia Bottà
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