Secondo indiscrezioni , Phil Corbett, lo standard editor del New York Times (il responsabile cioè dell’uniformità dello stile adottato negli articoli della testata) avrebbe inviato un memo ai giornalisti chiedendo che non sia più utilizzato il termine “tweet” fuori da un “contesto ornitologico”.
Se l’autenticità del documento interno trapelato fosse confermata, rappresenterebbe uno di quegli spunti capaci di alimentare l’eterno dibattito riguardo alla purezza del linguaggio e alla sua evoluzione .
“Per quanto alcun fan dei social media possano non essere d’accordo – affermerebbe Corbett – fuori dal contesto ornitologico il termine tweet non ha ancora raggiunto lo status di inglese corretto. Quello, cioè, che dobbiamo utilizzare nei nostri articoli”.
Il redattore se la prende con il neologismo coniato per la piattaforma di microblogging per affrontare una questione da linguisti: “Linguaggio colloquiale, neologismi, termini gergali sono da evitare. E la parola “tweet” in tutte le sue declinazioni rientra in tutte e tre queste categorie”. E invita i giornalisti a chiedersi se il termine sia effettivamente utilizzato anche fuori da una specifica “cerchia”: “un giorno potrebbe diventare comune come email , ma potrebbe anche cadere nel dimenticatoio”. Fino ad allora, qualora necessario, dovranno utilizzare perifrasi più o meno articolate per non dire che qualcuno ha cinguettato qualcosa.
Claudio Tamburrino