Fra gli ultimi atti del suo mandato Barack Obama ha concesso la grazia a Chelsea Manning, analista dell’intelligence dell’Esercito condannata nel 2010 a 35 anni di carcere per aver rivelato attività militari e diplomatiche attraverso il sito WikiLeaks, utilizzato per effettuare le sue rivelazioni. Va precisato che Obama non ha perdonato Manning, bensì ha convertito la sua pena riducendola da 35 anni ai 7 scontati fino a oggi.
La decisione di Obama salva la Manning, che ha tentato per due volte il suicidio nello scorso anno, da un futuro incerto come donna transgender imprigionata nella prigione militare maschile di Fort Leavenworth, in Kansas. La Manning ha già scontato sette anni della sua pena, la più alta mai comminata negli Usa per questo genere di reati, e dovrà trascorrere ancora dietro le sbarre soltanto quattro mesi. Contemporaneamente a questo atto, Obama ha perdonato anche James E. Cartwright, il generale in pensione della Marina giudicato, colpevole per aver mentito sulle sue conversazioni con i reporter agli agenti dell’FBI che investigavano su una fuga di informazioni classificate riguardanti cyber attacchi sul programma nucleare dell’Iran.
I due atti di clemenza sono il passo finale di una amministrazione che ha condotto un giro di vite senza precedenti sulla fuga di segreti governativi, perseguendo una decina di casi, molti di più di quanti siano stati trattati da tutte le precedenti presidenze messe insieme.
In virtù della grazia concessa dalla Casa Bianca, la Manning sarà libera il prossimo 17 maggio anziché nel 2045 come previsto dalla sentenza. Questi quattro mesi costituiscono un periodo di transizione standard, che dovrebbe servire alla Manning a trovare una sistemazione una volta che sarà fuori dal carcere. La commutazione della pena ha anche sollevato il Dipartimento della Difesa della difficile responsabilità della detenzione della Manning riguardo il trattamento del suo stato di transgender.
La decisione è stata aspramente criticata dai vertici del Partito Repubblicano, tra cui il presidente dei comitati per i servizi militari della Camera e del Senato, il rappresentante del Texas Mac Thornberry e il senatore John McCain dell’Arizona, che hanno definito la fuga di notizie “spionaggio” e affermato che queste hanno messo a rischio le truppe americane e l’intero paese. Lo speaker Paul D. Ryan lo ha definito “oltraggioso”, commentando: “Il presidente Obama ha dato luogo a un pericoloso precedente, ossia che coloro che compromettono la sicurezza nazionale non siano ritenuti responsabili per i loro crimini”.
Di diverso avviso gli avvocati che hanno rappresentato la Manning nell’appello contro la condanna, Nancy Hollander e Vince Ward, che in un comunicato congiunto hanno commentato così la decisione: “Manning è l’informatrice di più lungo corso nella storia degli Stati Uniti”, hanno detto. “La sua sentenza a 35 anni per avere rivelato informazioni che servivano il pubblico interesse e non hanno mai causato danno agli Stati Uniti era eccessiva, e siamo soddisfatti che la giustizia abbia assunto la forma di questa commutazione”.
Secondo il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, la grazia concessa da Obama a Chelsea Manning non deve far pensare a un omologo provvedimento nei confronti di Edward Snowden, accusato di aver reso pubblici archivi top-secret e attualmente latitante in Russia. Tra i due casi, ha precisato Earnest, “ci sono importanti differenze”. “Chelsea Manning è qualcuno che ha subito un processo di giustizia militare, è stata giudicata colpevole, ha pagato per i suoi crimini e ha riconosciuto gli illeciti. Snowden è fuggito nelle braccia di un avversario e ha trovato rifugio in un paese che anche recentemente ha attentato alla fiducia nella nostra democrazia”. Earnest ha anche sottolineato che, mentre i documenti che la Manning ha fornito a WikiLeaks erano “pericolosi per la sicurezza nazionale”, quelli che ha rivelato Snowden erano “molto più gravi e molto più pericolosi”. Nessuno dei documenti resi pubblici dalla Manning era classifcato al di sopra del semplice livello “secret”.
Chelsea Manning era ancora conosciuta con il nome maschile di Bradley quando era occupata con la sua unità in Iraq alla fine del 2009, dove svolgeva il ruolo di analista di basso livello dell’Intelligence con libero accesso alla rete di computer classificata. È stata accusata di avere copiato centinaia di migliaia di documenti riguardanti eventi militari della guerra in Afghanistan e Iraq, i quali tra l’altro mostravano abusi sui detenuti da parte degli ufficiali dell’esercito iracheno che operavano con le forze militari americane e indicavano come i morti fra i civili nella guerra in Iraq erano probabilmente molti di più di quanto gli ufficiali stimavano pubblicamente. I documenti copiati dalla Manning comprendono anche circa 250mila cablo diplomatici contenenti dati sensibili, dossier riguardanti i detenuti di Guantanamo rinchiusi senza istruttoria completa e un video di un attacco di un elicottero americano a Baghdad nel quale due giornalisti della Reuters sono stati uccisi.
La Manning decise di rendere pubblici questi documenti, come scrisse all’epoca, nella speranza che essi potessero “incitare a una discussione mondiale, dibattiti e riforme”. I documenti furono resi pubblici da WikiLeaks, tramite gli organi di stampa tradizionali come il New York Times .
Pierluigi Sandonnini