L’amministrazione Obama sta lavorando ad una nuova tassa che appare specificatamente pensata per elevare il gettito generato dalle aziende che operano in ambito ICT, che sono solite reinvestire capitali all’estero, sfuggendo così il fisco statunitense.
Proprio come stanno facendo le istituzioni europee e paesi come l’ Italia , la Spagna, la Germania o il Regno Unito , e mentre la Francia chiede a Microsoft 16,6 milioni di euro di tasse, dunque, anche gli Stati Uniti ritengono sia il momento di creare una tassa ad hoc per far finire le aziende Internet nella rete del fisco.
Già al momento, in realtà, la normativa a stelle e strisce prevede che le aziende statunitensi che operano anche in altri paesi debbano versare il 35 per cento dei guadagni realizzati all’estero in tasse locali: tuttavia tale percentuale è dovuta solo nel momento in cui tali introiti sono riportati a casa.
Washington sembra intenzionata , invece, ad intervenire sostituendo tale balzello con una tassa che impone a queste aziende di versare al fisco statunitense una percentuale compresa tra il 14 ed 19 per cento dei loro guadagni generati nel complesso, senza differenze. La proposta sembra interessare in particolare i colossi dell’IT: fra le aziende che investono maggiormente capitali all’estero figurano Microsoft, Apple, IBM e Cisco. Per queste aziende si preparerebbe dunque un conto meno salato del precedente, ma necessariamente dovuto anche se non provvedono riportare in patria tali incassi.
Questo significa che tale taglio netto a quanto dovuto in linea teorica, ma con un’estensione in termini di condizioni per cui la tassa diventa inevitabile, potrebbe far diventare la nuova legge fiscale una misura per incentivare gli investimenti nel paese agevolando il ritorno dei capitali.
Claudio Tamburrino