Mentre i netizen si interrogano sul programma tecnologico del Presidente in pectore degli Stati Uniti Barack Obama, il fresco vincitore delle elezioni, decretato come il Presidente di Internet , si scontra con la normativa americana che impone l’utilizzo di canali governativi per le comunicazioni presidenziali.
Obama dovrà quindi rinunciare al suo inseparabile BlackBerry molto prima dell’insediamento nello studio ovale: stando a quanto scritto nel Presidential Record Act , per motivi di sicurezza, tutte la corrispondenza del Presidente deve essere registrata e archiviata ufficialmente, rendendola anche disponibile alla consultazione da parte di terzi. Per ovvie ragioni di sicurezza e di privacy, Obama potrebbe scegliere la strada dell’isolamento dalla comunicazione via web per evitare che almeno una parte delle proprie comunicazioni non diventino di pubblico dominio.
Di sicuro tutto questo si tradurrebbe in una privazione considerevole per un uomo che era solito utilizzare il suo smartphone come strumento di contatto con il mondo, con gli amici, nonché come utile supporto per i propri impegni elettorali: stando a quanto dichiarato dal suo entourage, Mr. Obama era solito utilizzare il suo dispositivo mobile per mandare le bozze dei propri discorsi, relegando al notebook un ruolo secondario. Nonostante il futuro incerto delle mail del presidente, una cosa è certa: Obama sarà il primo degli inquilini della Casa Bianca a mettere nello Studio Ovale un notebook accanto al telefono rosso e ai pulsanti lancia-missili.
Lo scenario prospettato non è del tutto inedito: all’alba del primo mandato, anche George W. Bush fu costretto a congedarsi dalla comunicazione virtuale, dicendo addio a 42 contatti del proprio staff con cui era solito comunicare via mail dall’indirizzo G94B@aol.com . “Poiché non voglio che le mie conversazioni private siano rese pubbliche, l’unica scelta possibile è quella di non comunicare più nel cyberspazio” avrebbe scritto il Presidente uscente. “Ciò mi rattrista molto: ho tratto molto piacere dalle conversazioni tenute con ognuno di voi”.
Nonostante tutto, l’ultima parola non è ancora detta: i fedelissimi di Obama starebbero tentando l’impossibile per permettere al Presidente di continuare ad utilizzare liberamente la posta elettronica, ma è difficile credere che la cosa possa risolversi nel nome del BlackBerry poiché la corrispondenza del Presidente è costituita da numerose informazioni sensibili: “Qualcuno potrebbe inventare un sistema a prova di proiettile per proteggere le sue email e la sua corrispondenza digitale, ma tutto può essere soggetto al cracking” dichiara Diana Owen, ricercatrice a capo di uno studio sulle possibilità comunicative online dei presidenti degli Stati Uniti. “La natura del lavoro del Presidente è che altri possono scrivere le email per lui. Probabilmente sarà più facile per lui dover rinunciare”.
Di certo non sarà facile privarsi di un mezzo di comunicazione come le email per un uomo avvezzo al loro utilizzo, soprattutto in vista dei primi cambiamenti in corso che vedono Internet come protagonista: è stato annunciato di recente che il canonico discorso radiofonico del sabato verrà filmato e proposto sull’ apposito canale YouTube del sito Change.gov , allestito dallo staff di Obama per accompagnare il periodo di transizione che scade a gennaio 2009.
Deciderà Obama di rinunciare? Nonostante i critici siano scettici sul futuro delle email presidenziali, citando il recente hack alla casella di posta elettronica della candidata alla vice presidenza Sarah Palin , esiste un piccolo spiraglio di speranza: la legge attuale potrebbe anche essere modificata dall’uomo dei cambiamenti. Del resto si tratta del presidente, quindi, Yes, he can .
Vincenzo Gentile