Si pentiranno amaramente gli uomini delle pubbliche relazioni che hanno subissato il caporedattore di Wired Magazine Chris Anderson di comunicati stampa per promuovere iniziative e prodotti. Anderson ha reso loro pan per focaccia, stilando una lista dei contatti da dare in pasto agli spammer.
Anderson, inventore del concetto di Long Tail , riceve trecento email indesiderate al giorno. Non si tratta del più abietto e triviale spam. Sono piuttosto messaggi inviati da agenzie che approfittano della bassa manovalanza dei giovani impiegati e da uffici stampa impigriti “che non si sobbarcano l’onere di rintracciare chi del mio staff possa eventualmente essere interessato a ciò che offrono”. Complessa e interminabile, per Anderson, la selezione delle comunicazioni importanti e delle email di amici e conoscenti, perse fra la montagna di direct marketing che si accumula nella sua email pubblica.
È così che, impossibilitato a porre termine alla seccatura richiedendo la rimozione del proprio indirizzo dalle liste di distribuzione, Anderson ha nell’ordine bloccato tutti gli indirizzi, filtrandoli con il suo account di posta elettronica, e ha ripubblicato i contatti di 329 scocciatori sul suo blog , a mo’ di avvertimento e con un pizzico di spirito vendicativo. I bot degli spammer si sono già industriati per imbrigliare nella loro tela gli indirizzi ripubblicati e per farne bersaglio di valanghe di spazzatura formato mail.
Immediate le reazioni in rete: ci sono le recriminazioni di chi si è ritrovato indebitamente sulla lista nera dei PR spammer , ci sono le autorevoli opinioni di uomini del marketing, Seth Godin in prima linea, che concorda con Chris Anderson nel ritenere che gli operatori delle pubbliche relazioni dovrebbero assottigliare le liste di indirizzi email e recapitare i messaggi in maniera più mirata. La lista nera di Anderson ha addirittura fatto scattare indagini sulle pratiche degli uffici stampa e scatenato delle guerre intestine nel settore delle pubbliche relazioni.
C’è addirittura chi sostiene che nemmeno Wired abbia saputo interiorizzare al meglio le lezioni di web marketing, che invitano a sostituire i comunicati stampa di massa con delle relazioni personali. Pare che lo stesso magazine guidato da Anderson pecchi di “PR spamming”.
Gaia Bottà