Cambridge (UK) – L’ultimo rapporto stilato da OpenNet Initiative sulla situazione di Internet nel Myanmar delude le speranze di chi sogna un cammino congiunto per libertà individuali e diffusione delle nuove tecnologie di comunicazione.
L’associazione, che riunisce i prestigiosi atenei di Cambridge , Harvard e Toronto , ha precipitato questa inossidabile dittatura asiatica in compagnia di Iran, Cina ed Arabia Saudita: i quattro paesi rappresentano, nell’opinione degli esperti, la punta di diamante nel panorama globale del controllo sistematico della Rete e della libertà d’espressione.
I risultati delle indagini di ONI sono inquietanti: il governo dell’ex Birmania filtra quasi l’85% dei servizi gratuiti di posta elettronica e circa l’ 84% di siti stranieri che contengono informazioni su tematiche fondamentali come politica e promozione dei diritti umani . “E’ uno dei sistemi di censura e controllo più rigidi che abbiamo mai studiato”, sostiene Ronald J. Deibert, direttore del Centro Studi Internazionali dell’Università di Toronto e collaboratore di ONI.
Aung San Suu Kyi, leader clandestino del vietatissimo partito democratico del Myanmar, è convinto che il regime dittatoriale miri all’eliminazione di qualsiasi forma d’opposizione politica grazie al pugno di ferro su Internet. I due ISP nazionali, entrambi sotto il controllo dello Stato, si avvalgono di leggi vaghe e durissime per esercitare il loro potere liberticida su una popolazione online di appena 30.000 utenti , paralizzati da un reddito medio pro capite pari a 180 dollari mensili.
La totalità delle pubblicazioni online che promuovono la democrazia per il Myanmar, fornito di connettività a banda larga nelle zone più urbanizzate, sono messe all’indice grazie all’uso estensivo di filtri software prodotti in occidente . Lancia l’allarme anche John Palfrey, giurista di Harvard che si interessa dello sviluppo della Rete nel mondo: “Le tecnologie di controllo stanno diventando sempre più precise e sofisticate, grazie soprattutto alle aziende occidentali che si arricchiscono grazie alla censura”.
E l’industria IT degli Stati Uniti guadagna una nuova maglia nera : i ricercatori hanno identificato la giovane azienda Fortinet come il principale fornitore di tecnologie censorie. Un nuovo record negativo per gli USA, recentemente scossi dal cosiddetto scandalo Yahoo! , impresa accusata di aiutare la Repubblica Popolare Cinese nella sua massiccia opera di controllo dell’informazione digitale .
Fortinet, ma si fa anche il nome di Cisco , è ormai da tempo il partner per eccellenza di regimi e dittature che intendono tenere sotto torchio l’opinione pubblica locale. La compagnia, che produce un sistema speciale chiamato Fortiguard , si difende dicendo di “rispettare gli accordi internazionali siglati da Washington” e che non mantiene relazioni commerciali con “paesi colpiti da embargo per ragioni politiche”.
Tommaso Lombardi