La causa intentata da ZeniMax contro Oculus (e quindi Facebook che ha acquisito l’azienda) arriva nella sua fase dibattimentale, e il publisher videoludico statunitense dice di avere a disposizione prove “solide” che dimostrerebbero la natura truffaldina della tecnologia alla base del visore Rift.
La versione commerciale del caschetto per la realtà virtuale su PC è frutto di un vero e proprio frutto della proprietà intellettuale altrui, accusano gli avvocati di ZeniMax e non solo ; Oculus avrebbe in particolare approfittato del codice e delle specifiche realizzate da John Carmack, geniale sviluppatore che quattro anni fa ha lasciato iD Software (ora di proprietà di ZeniMax) proprio per approdare a Oculus. Il contributo di Carmack sarebbe stato fondamentale, spiegano ancora da ZeniMax, per trasformare quello che era poco più di un prototipo in un prodotto commerciale spendibile sul mercato. Il problema è che Carmack avrebbe usato tecnologia di proprietà del publisher, violando quindi la legge sulla “ownership” del suo codice sorgente e non solo.
La risposta di Carmack? Una vicenda “assurda”: il programmatore ammette di aver copiato “migliaia di e-mail” su un hard disk personale durante il suo ultimo giorno di lavoro presso ZeniMax, ma in quanto al riutilizzo del codice proprietario rispedisce le accuse al mittente.
Dopo la testimonianza di Carmack è poi venuto il turno di Zuckerberg , e anche in questo caso si è assistito a una difesa su tutta la linea del comportamento del management e dei dipendenti di Oculus: il fondatore di Facebook dice di non aver mai sentito parlare di ZeniMax – un colosso videoludico ben noto nel settore – e definisce l’idea che il Rift sia basato su tecnologia altrui come semplicemente “sbagliata.”
ZeniMax vorrebbe in realtà approfittare dell’acquisizione di Oculus da parte di Facebook per passare all’incasso, sostiene Zuckerberg, mentre il suo interesse per la realtà virtuale e per il Rift è genuino: l’interazione immersiva tramite caschetto è il “futuro” del computing, dice il miliardario statunitense, e Facebook ha intenzione di investire 3 miliardi di dollari per far si che la nuova piattaforma si diffonda tra i consumatori mainstream entro i prossimi 10 anni.
Alfonso Maruccia