Oculus Rift non sarebbe un prodotto nato dall’inventiva del fondatore di Oculus VR: Palmer Luckey, che negli scorsi anni ha chiesto alla Rete credere nel proprio progetto per la realtà virtuale e ha ottenuto la fiducia di un colosso come Facebook, avrebbe costruito il proprio business su tecnologie con cui era venuto a contatto nel corso della sua carriera. Ora dovrà confrontarsi in tribunale con un ex datore di lavoro.
A poco più di un anno dalla zampata di Facebook, che per 2 miliardi di dollari ha messo le mani su Oculus, Total Recall Technologies ha depositato la propria denuncia presso una corte californiana: Luckey, tra il 2010 e il 2012, aveva lavorato a stretto contatto con l’azienda per dare corpo a un prototipo basato sulle tecnologie per la realtà virtuale sviluppate internamente. Tecnologie che sarebbero dovute rimanere riservate per contratto: Luckey, apponendo la propria firma, aveva assicurato il proprio silenzio e la propria esclusiva a Total Recall Technologies.
Descritte nel brevetto depositato presso lo US Patent Office soltanto nel novembre 2013, accusa ora l’azienda, le idee di Total Recall Technologies sarebbero alla base di Oculus Rift, lanciato verso il successo da una campagna Kickstarter nel 2012 e sempre più vicino alla commercializzazione.
Questa nuova denuncia si affianca a quella depositata un anno fa da Zenimax, sviluppatore e publisher videoludico che contava fra le sue fila John Carmack, nel frattempo transitato proprio a Oculus. Le accuse sono pressoché identiche: Luckey non avrebbe potuto creare Oculus se non appropriandosi di segreti industriali che l’azienda si era preoccupata di custodire con le clausole contrattuali.
Gaia Bottà