Costruire sulle solide basi di un prodotto di successo. E così OCZ, dopo aver riscosso buoni successi con la terza incarnazione dei suoi Vertex, sforna la quarta edizione del disco a stato solido da 2,5 pollici. Se, come dice la casa, le prestazioni sono superiori in modo sensibile rispetto alla generazione precedente ( qui la prova del Vertex 3 su Punto Informatico ) c’è da aspettarsi grandi cose.
Archiviato il controller SandForce, l’architettura del nuovo Vertex 4 si basa sulle stesse celle 25nm MLC del precedente modello e le nuove specifiche Everest 2.0 : il controller prodotto dalla coreana Indillix (acquisita dalla stessa OCZ lo scorso anno) promette grandi cose sia per le prestazioni che per la durata della vita del disco. Nei 3 tagli in cui il prodotto sarà disponibile, 128, 256 e 512GB, le performance dichiarate sono di tutto rispetto: 535MB/s in scrittura sequenziale e 200MB/s random per il disco più piccolo, e poi a salire 380 e 575MB/s. Il numero di operazioni al secondo (IOPS) è fissato tra 90 e 85mila nei due casi (erano 60mila per il Vertex 3), con un massimo teorico di 120mila operazioni I/O al secondo . Ovviamente l’interfaccia è SATA 3.0.
Il controller, un chip dual-core da 400MHz, è anche accreditato della capacità di elaborare i dati internamente senza compressioni, in modo tale da aumentare l’affidabilità dello storage: unendo questo a un nuovo sistema ECC, a un sistema di gestione automatica e dinamico dei livelli di usura dei settori (lo chiamano Ndurance 2.0), si finisce facilmente per giustificare l’azzardo di OCZ di proporre 5 anni di garanzia sul prodotto . Migliorata pure la latenza: sarebbe l”80 per cento più bassa di quella del Vertex 3, arrivando a 0,04ms in lettura e 0,02 in scrittura.
Il risultato, stando alle prime recensioni , è positivo: le performance sono effettivamente migliorate, OCZ ha scelto di abbandonare SandForce a ragione e nei benchmark i risultati le consegnano la vittoria. Inoltre, l’adozione di un controller casalingo dovrebbe consentire un taglio del costo per gigabyte per consentire un conseguente taglio ai listini. Abbastanza per scendere sotto la soglia di 1,5 dollari per gigabyte (circa 1,1 euro) e per portare sugli scaffali prodotti da meno di 300 euro nel taglio da 256GB. Basterà per rilanciare un mercato , quello dello stato solido, che funziona per le memorie di massa di macchine fotografiche e smartphone ma un po’ meno per i PC?
Luca Annunziata