A metà strada fra un drone e un satellite, Odysseus debutterà con il suo primo volo operativo nella primavera 2019. È l’unità progettata da Aurora Flight Sciences (sussidiaria di Boeing) per occuparsi della raccolta di dati da impiegare nella ricerca sul clima e sull’atmosfera. Il suo team afferma che potrà essere sfruttato anche per la connettività, un po’ come intendeva fare il progetto Aquila di Facebook accantonato di recente.
Boeing Odysseus
Potrà rimanere lontano dal suolo per diversi mesi, grazie al sistema integrato che gli consente di generare energia dai raggi solari, senza produrre alcuna emissione inquinante. Il mantenimento in quota, all’interno della stratosfera, potrà essere gestito in modo del tutto autonomo dalla tecnologia di bordo. Il trasferimento delle informazioni con il personale presente a terra sarà continuo e avverrà in tempo reale.
Aurora Flight Sciences lo fa rientrare nelle categorie HAPS (High-Altitude Pseudo-Satellite) e HALE UAV (High-Altitude, Long Endurance), a sottolineare la sua capacità di operare per lungo tempo senza dover atterrare per fare il pieno.
Durante il giorno le celle posizionate sull’intera superficie garantiscono un’efficienza elevata nella conversione della luce in energia (che viene immagazzinata nelle batterie per le ore notturne) e i consumi sono ridotti grazie all’impiego di materiali leggeri come la fibra di carbonio. L’intera struttura è ricoperta da uno strato resistente ai raggi UV a cui spetta il compito di proteggere le attrezzature presenti a bordo. Tra i possibili impieghi di Odysseus, stando a quanto si legge sul sito ufficiale, c’è anche la sorveglianza.
Benvenuti nel futuro della ricerca globale, della comunicazione, della connettività, dell’intelligenza, della sorveglianza e della ricognizione. Odysseus è autonomo, alimentato dal sole e può a tutti gli effetti volare all’infinito.
Secondo John Langford, CEO di Aurora Flight Sciences, Odysseus rappresenta la concretizzazione di un’idea che Boeing ha prima immaginato, poi sviluppato e perfezionato per tre decenni. In caso di necessità potrà tornare utile anche per ripristinare le comunicazioni nelle zone colpite da una calamità, costituendo così un valido supporto nelle situazioni di emergenza.