Negli ultimi anni si è sentito parlare spesso di fast fashion, l’industria che produce abiti a basso costo e ad alto consumo, è noto per il suo impatto ambientale negativo. Ma c’è un altro settore che genera altrettanti rifiuti e inquinamento: il fast tech. Si tratta di tutti quei piccoli dispositivi elettronici, come cavi, batterie e cuffie, che vengono spesso scartati senza essere riciclati. Questa pratica ha gravi conseguenze per il pianeta e per la nostra salute.
Un recente studio del Waste Electrical and Electronic Equipment (RAEE) ha rivelato che il volume dei rifiuti elettronici nel mondo raggiunge la cifra astronomica di 9 miliardi di tonnellate all’anno. Questo dato supera di molto i 53 milioni di tonnellate stimati dall’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni per il 2019, il che suggerisce che i due studi hanno utilizzato metodi diversi per calcolare il fenomeno. Tuttavia, ciò che emerge con chiarezza è che si assiste a uno spreco enorme di prodotti elettronici, che comporta gravi conseguenze ambientali ed economiche.
Milioni di dispositivi gettati nella spazzatura invece di essere riciclati
Secondo l’organizzazione no-profit Material Focus, solo nel Regno Unito gli utenti hanno gettato via ben 471 milioni di dispositivi elettronici. Ecco gli oggetti più comunemente trovati nei nostri bidoni della spazzatura:
- 260 milioni di sigarette elettroniche usa e getta
- 30 milioni di luci LED, solari e decorative
- 26 milioni di cavi
- 10 milioni di chiavette USB
- 7 milioni di cuffie wireless
- 5 milioni di mini-ventilatori
Questi oggetti, a basso costo e di scarsa qualità, seguono la logica della fast fashion: gli utenti sono spinti a disfarsene in fretta e a sostituirli con altri più nuovi, invece di optare per il riciclo. “Spesso le persone ignorano che contengono materiali preziosi e li buttano via come se fossero rifiuti comuni, perdendo così la possibilità di recuperare le loro risorse e trasformarle in qualcosa di nuovo”, denuncia Scott Butler, direttore esecutivo di Material Focus.
Ad esempio, tra i componenti dei telefonini e di altri dispositivi elettronici, si trovano le cosiddette “terre rare”, un gruppo di 17 elementi chimici con proprietà magnetiche, ottiche ed elettriche particolari. Questi materiali sono essenziali per la produzione di tecnologie avanzate, come le batterie, i pannelli solari, le turbine eoliche, i LED, i laser e i sensori.
Tuttavia, le terre rare sono anche molto scarse e difficili da estrarre, il che le rende molto costose e fonte di conflitti geopolitici. Per questo motivo, sarebbe opportuno riciclare i dispositivi elettronici che le contengono, invece di gettarli via.
Rifiuti elettronici in calo dal 2017
Nonostante la gravità del problema, si registra un lieve progresso rispetto al 2017. Da quell’anno, infatti, i rifiuti elettronici sono calati, grazie a due fattori principali. Da una parte, il 60% degli utenti afferma di riciclare i propri dispositivi elettronici, dimostrando una maggiore consapevolezza e responsabilità ambientale. Dall’altra, i dispositivi elettronici stanno diventando sempre più sottili e leggeri, il che comporta una riduzione della quantità di rifiuti generati.