Ormai da alcune settimane in Olanda qualcuno sta recapitando a uffici sparsi in tutto il paese una serie di lettere e pacchi esplosivi, chiedendo il pagamento di una cifra non meglio precisata in Bitcoin per mettere fine alla sua folle opera. I primi sono stati individuati in gennaio, mentre negli ultimi giorni le segnalazioni sono andate moltiplicandosi. Fortunatamente in nessun caso ci sono stati feriti.
Invia pacchi esplosivi chiedendo Bitcoin: il caso in Olanda
Il mese scorso i destinatari sono stati un agente del settore immobiliare, un concessionario di automobili, una stazione di servizio e due hotel. Non si è mai giunti alla detonazione grazie all’intervento tempestivo delle forze dell’ordine che li hanno intercettati prima che fossero recapitati. Ieri è toccato invece a una filiale di Amsterdam della banca ABN Amro e a un centro di smistamento della corrispondenza gestito dal gruppo giapponese Ricoh nella città di Kerkrade, al confine con la Germania. Oggi a un ufficio dell’istituto bancario ING nella capitale (l’unico esploso, ma senza provocare feriti) e a un altro dell’azienda Unisys vicino a Utrecht.
Sebbene apparentemente non vi sia un nesso né nella fattura dei pacchi né sul modo di etichettarli, la polizia suggerisce all’intera popolazione olandese di prestare particolare attenzione a quelli che presentano un involucro di colore bianco con due francobolli come nell’immagine qui sopra. Talvolta sono accompagnati da un pezzo di carta con l’indirizzo per la restituzione inserito in una busta di plastica incollata.
Non è la prima volta che azioni criminali perpetrate al fine di intascare Bitcoin o altre criptovalute oltrepassano i confini del mondo digitale per allungare la loro ombra in quello reale. Su queste pagine abbiamo scritto lo scorso anno di diversi casi di rapimento attuati con modalità e finalità del tutto simili.