Amsterdam – Chi mette in piedi un sistema di ricerca online o un indice che contenga una quantità importante di link a file pirata , anche quando questi non risiedano sui propri server, commette un illecito, almeno in Olanda. Lo ha stabilito la Corte d’Appello di Amsterdam in un caso che sta suscitando molto interesse tra le major della musica, da anni impegnate a denunciare attività di questo tipo.
I magistrati hanno ritenuto che la Techno Design , società che gestiva il sito Zoekmp3.nl, ha violato la legge in quanto metteva a disposizione degli utenti un database di link molti dei quali puntavano appunto a file diffusi illegalmente in rete. Si trattava di musica posta in condivisione da utenti del sito che “reclamizzavano” su quelle pagine le tracce mp3 a propria disposizione.
Secondo il tribunale, gli autori del sito erano consapevoli dell’uso che veniva fatto dei propri sistemi di ricerca. E per questo avevano ricevuto una formale diffida da BREIN , la società olandese di raccolta dei diritti cui fanno capo i produttori discografici, a cui hanno risposto adendo le vie legali. E i giudici di primo grado avevano dato ragione al sito, spiegando che le etichette potevano sì chiedere la rimozione dei file, ma solo indicando una per una le voci “illegali”, da indicare in apposite comunicazioni. Non potevano invece chiedere la chiusura dell’intero servizio, visto che non ospitava solo illegalità. Una “visione” ora completamente ribaltata in appello.
Secondo il tribunale, non solo i gestori del sito sapevano ma avevano anche messo a punto spider software dedicati per incrementare gli indici, che sapevano essere ricolmi di link a file pirata, e avevano organizzato il database per facilitare la ricerca , ad esempio fornendo info sulla qualità dei file: tutte prove, secondo i magistrati, che “inchiodano” Techno Design alle sue responsabilità.
Ad aggravare in questo quadro la posizione dei gestori del sito è anche il fatto che questo, tra i più popolari siti olandesi di musica, costituiva anche una fonte di profitto grazie alla pubblicità. Di interesse il fatto che sul sito era stato pubblicato un disclaimer contro le attività pirata , in cui veniva spiegato agli utenti che scaricare musica senza autorizzazione è illegale. Un avvertimento che i magistrati hanno però ritenuto insufficiente.
Di grande rilievo, come osserva peraltro la stessa BREIN, il fatto che i giudici non abbiano stabilito se pubblicare un link ad un file illegale costituisca una pubblicazione del file stesso . “Quella è la sola cosa che la Corte non ha stabilito” – specifica infatti BREIN in una nota – “semplicemente è illegale farlo consapevolmente ed è illegale farlo strutturalmente e sistematicamente”.
Techno Design, che ha dovuto chiudere il sito, dovrà pagare non solo i costi legali ma anche i danni dell’attività di pirateria , una compensazione che andrà alle etichette denuncianti e il cui ammontare non è stato ancora determinato (né è chiaro, come sempre in questi casi, in che modo il danno potrà venire quantificato).
Secondo BREIN la sentenza “fornisce la chiarezza che molti hanno chiesto”. L’interpretazione della decisione dei magistrati da parte di BREIN è molto ampia: a detta dei suoi dirigenti va applicata infatti non solo ad un motore di ricerca di link , come quello finito sotto processo, ma anche a “un sito P2P o altro intermediario che consapevolmente sfrutta le violazioni di massa effettuate da terzi”.
La sentenza però, ribattono quelli di MyBitTorrent.com in una intervista a Slyck , non riguarderebbe i siti BitTorrent , ovvero quegli spazi web che mettono a disposizione indici di tracker, ovvero puntatori utilizzabili con i client BitTorrent per accedere ai file che terzi vanno condividendo. Pur riconoscendo delle analogie con il caso di ZoekMP3, vi sono anche molte differenze. “Credo – ha spiegato uno degli amministratori del sito – che i siti olandesi di BitTorrent siano al sicuro, per ora. Tra l’altro non sono neppure stati ancora contattati da BREIN e quindi non devono preoccuparsi. Soprattutto, ZoekMP3 linkava a materiali protetti dal diritto d’autore mentre siti come myBittorrent.com linkano solo a metadati, che non sono protetti da copyright”.
Come stanno le cose si capirà presto. Non solo in Olanda, è tuttora in corso una campagna antiP2P che ha già portato alla chiusura di numerosi siti. BREIN, all’indomani della sentenza della Corte d’Appello, ha fatto sapere: “Continueremo a perseguire quei siti che basano il proprio business sul facilitare l’abuso del diritto d’autore”.