La chiusura di Omegle, appena annunciata, si porta via un’idea di Internet che non c’è più. E che, con tutta probabilità, non potrà più tornare. Ognuno decida, sulla base della propria sensibilità e della propria attitudine nell’approcciare il mondo online, se questo è un bene o un male. Inaugurato nell’ormai lontano 2009 da un programmatore allora diciottenne, il sito ha fornito a chiunque una finestra attraverso la quale affacciarsi e iniziare subito a conversare con un estraneo, inizialmente solo mediante una chat scritta, ma implementando poco dopo anche la componente audio e video.
Dopo 14 anni, la chiusura di Omegle
A darne la notizia è Leif K-Brooks, fondatore del progetto, con un lungo messaggio di addio pubblicato sulla homepage. Ne riportiamo di seguito l’apertura, in forma tradotta.
Cari sconosciuti, dal momento in cui ho scoperto Internet, in giovane età, per me è stato un posto magico. Crescendo in una piccola città, relativamente isolata dal mondo più grande, è stata una rivelazione su quanto ancora ci fosse da scoprire, su quante persone e idee interessanti il mondo avesse da offrire.
Con oltre 50 milioni di visitatori mensili (fonte SimilarWeb) nel mese di ottobre, l’iniziativa è nata con l’obiettivo di sperimentare una forma di interazione online inedita, diversa rispetto a quella fornita dai social della prima ora. Ha goduto di una rinnovata popolarità durante il periodo della pandemia.
Ho lanciato Omegle quando avevo 18 anno e vivevo ancora con i miei genitori. È stato concepito per basarsi su ciò che amavo di Internet, introducendo al contempo una forma di spontaneità sociale che sentivo non esistesse altrove. Se Internet è una manifestazione del “villaggio globale”, Omegle avrebbe dovuto essere un modo per passeggiare lungo la strada di quel villaggio, avviando conversazioni con le persone incontrate lungo il cammino.
C’è chi su Omegle si è incontrato chiudendo la videochat dopo pochi secondi e chi invece, come racconta il suo fondatore, ha poi messo su famiglia.
Nel corso degli anni, le persone hanno utilizzato Omegle per conoscere culture straniere, per ottenere consigli sulla propria vita da terzi imparziali e per aiutare ad alleviare i sentimenti di solitudine e isolamento. Ho persino ascoltato storie di anime gemelle che si sono incontrate su Omegle e poi sposate.
Non solo luci nella storia della piattaforma, ma anche ombre, ed è il suo stesso creatore ad ammetterlo. Agli abusi rilevati si è cercato di porre rimedio con un mix tra moderazione automatica, manuale e collaborazione con le autorità quando necessario.
Non si può fare un resoconto onesto di Omegle senza riconoscere che alcune persone ne hanno abusato, anche per commettere crimini atroci.
Per questo, c’è chi accoglie l’epitaffio come una buona notizia, anziché lamentarsi per la chiusura improvvisa. In particolare, l’attenzione è concentrata sugli impieghi malevoli che hanno preso di mira i minori.
Omegle reported 600 000 incidents of child sexual abuse on its site in 2022. It was egregiously dangerous and the world is a better place without it.
The fact that it was taken offline by civil action and not state enforcement is an indictment of the weakness of US regulation. https://t.co/dGT28NcgPz
— Michael Salter (@mike_salter) November 9, 2023
Mantenere il servizio operativo, però è arrivato a costare troppo, in termini economici e non solo. Da qui, la decisione di staccare la spina da parte di colui che è stato creatore, gestore e unico finanziatore del progetto.
Il funzionamento di Omegle non è più sostenibile, né finanziariamente né psicologicamente. Francamente, non voglio avere un infarto a 30 anni.
Per uno strano incrocio di tempistiche, quasi uno scherzo del destino, la chiusura di Omegle è stata resa nota proprio nei giorni in cui Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook e numero uno dell’impero Meta, fa per la prima volta riferimento in modo esplicito alla prossima evoluzione del mondo social, più privata.