Si spinga sulla diffusione delle applicazioni per il contact tracing: è l’appello dell’OMS, alla luce dei risultati poco incoraggianti fin qui raccolti dai progetti messi in campo, compreso quello relativo alla nostra Immuni. È necessario fare di più perché la tecnologia a nostra disposizione possa concretamente aiutare nella lotta a COVID-19.
Contact tracing essenziale per battere COVID-19
Bisogna lavorare anzitutto sul fronte della comunicazione e dell’informazione, andando a sciogliere quei dubbi e quelle perplessità che ancora frenano la distribuzione delle app. Il motivo è presto spiegato: dietro l’angolo ci sono benefici non solo per il singolo, ma per la collettività intera. Queste le parole di Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, intervenuto sul tema in occasione di un incontro andato in scena a Ginevra in cui si è parlato di come negli Stati Uniti il coronavirus stia mettendo particolarmente a dura prova le comunità indigene.
Uno degli strumenti chiave per fermare la trasmissione di COVID-19 nelle comunità indigene e in tutte le comunità è il contact tracing.
In attesa di un vaccino (alcuni di quelli in fase di sviluppo sembrano finalmente promettenti) è necessario che ognuno faccia la propria parte. Prosegue Adhanom Ghebreyesus.
Il contact tracing è essenziale in ogni paese, in ogni situazione. Può impedire che casi individuali diventino cluster e che i cluster si trasformino in un focolaio.
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Focalizzando l’attenzione su Immuni, la software house milanese che si è occupata della realizzazione (Bending Spoons) di recente ha reso noto di essere al lavoro per garantire l’interoperabilità con le altre applicazioni impiegate all’estero, così da creare una rete in grado di estendersi al di fuori dei confini nazionali e rendere più efficace la tecnologia, assicurando la possibilità di ricevere notifiche in merito a una potenziale esposizione anche spostandosi da un paese all’altro.