“Più grande, più efficiente, più veloce, più forte, più sicuro”: il progetto di rilancio di Megaupload ordito da Kim Dotcom prosegue la sua corsa verso il nuovo anno zero del celebre cyberlocker. Con un tweet conciso, il founder finito nei guai con la giustizia di diversi continenti ha annunciato il nome assegnato al dominio del nuovo sito: Me.ga .
Come comunicato nei giorni scorsi, Me.ga sarà lanciato ufficialmente il prossimo 20 gennaio , a un anno esatto dal raid ordinato dal governo statunitense. In attesa della ripresa delle attività di file hosting, il nuovo sito – finito in sovraccario dopo il picco di visite, ora in funzione – offre una serie di spiegazioni relative alle modalità di funzionamento e di gestione dei contenuti.
Il primo riferimento è dedicato alla privacy : il nuovo Mega sarà in grado di cifrare e decifrare i dati in modalità cloud, senza la necessità di installare un software deputato alla conservazione di informazioni riservate. Una mossa volta a consegnare nelle mani degli utenti la gestione dei contenuti condivisi, ponendo i gestori del sito, ignari dei file che gestiscono, al riparo dalle accuse di violazione del copyright . Un’altra novità riguarda la presenza online di Mega Manager – il software che affianca le operazioni di downloading e uploading – che sarà parte integrante del sito invece di essere scaricato sul PC.
La rinascita di Megauopload costituisce una sfida dichiarata alle autorità statunitensi, che traspare anche dalla volontà di mantenere il rinnovato cyberlocker lontano da domini, hosting e provider a stelle strisce , nel tentativo di sfuggire ad un altro sequestro. Sorprendono dunque le dichiarazioni che, secondo la polizia statunitense, lo stesso Kim Dotcom avrebbe rilasciato all’indomani dell’arresto, nelle quali avrebbe espresso l’impossibilità e la non volontà di ripristinare il servizio.
Quanto alla richiesta formale, espressa da EFF per conto del fotografo Kyle Goodwin, di ottenere i contenuti andati dispersi dopo la chiusura della piattaforma, le autorità federali hanno comunicato la sostanziale impossibilità di attendere a tale istanza. Goodwin, così come tutti gli altri netizen che sostengono di aver utilizzato Megaupload a scopo di backup , devono riuscire a dimostrare che il materiale sotto sequestro è autentico e non pirata.
Cristina Sciannamblo