Online Safety Act: file sharing sotto esame per CSAM

Online Safety Act: file sharing sotto esame per CSAM

Ofcom ha avviato il primo procedimento nei confronti dei servizi di file sharing e file storage, utilizzati spesso per la condivisione di CSAM.
Online Safety Act: file sharing sotto esame per CSAM
Ofcom ha avviato il primo procedimento nei confronti dei servizi di file sharing e file storage, utilizzati spesso per la condivisione di CSAM.

A partire da oggi viene applicata nel Regno Unito la legge, nota come Online Safety Act, approvata a fine ottobre 2023. Ofcom (equivalente all’italiana AGCOM), l’autorità che deve verificare il rispetto della legge e imporre sanzioni, ha subito avviato un procedimento che riguarda i servizi di file sharing e file storage.

Servizi usati per condividere CSAM

L’Online Safety Act è simile al Digital Services Act in Europa, in quanto impone alle piattaforme online di implementare misure per ostacolare la diffusione di contenuti illegali (sono oltre 130 suddivisi in 17 categorie), tra cui i CSAM (Child Sexual Abuse Material). Deve essere rispettato da social media, motori di ricerca, forum, servizi di messaggistica, app di dating e gaming, piattaforme di video sharing e servizi di file sharing e file storage.

In caso di violazione possono essere inflitte sanzioni fino al 10% delle entrate globali annuali o 18 milioni di sterline e può essere chiesto al giudice di bloccare l’accesso al servizio/sito. Ofcom ha avviato il primo procedimento nei confronti dei servizi di file sharing e file storage, in quanto usati spesso per condividere immagini pedopornografiche.

L’autorità valuterà se le misure implementate dai servizi consentono di rilevare e bloccare la diffusione di questo tipo di contenuti. Verranno quindi inviate specifiche richieste di informazioni. Se le aziende non risponderanno o non rispetteranno la legge, Ofcom avvierà un’indagine formale.

L’autorità ha suggerito di utilizzare tecnologie di moderazione automatica per individuare velocemente le immagini e rimuoverle dal servizio. La soluzione migliore è quella che prevede la tecnica nota come “hash matching“. Gli hash delle immagini vengono confrontati con quelli delle immagini illegali presenti in database gestiti da varie organizzazioni, tra cui Internet Watch Foundation (IWF), Canadian Centre for Child Protection (C3P) e National Centre for Missing and Exploited Children (NCMEC).

Fonte: Ofcom
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Pubblicato il
17 mar 2025
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