ONU approva prima convenzione contro il cybercrime

ONU approva prima convenzione contro il cybercrime

L'ONU ha approvato la bozza della convenzione contro il cybercrime, ma difensori dei diritti umani e aziende tech hanno evidenziati i rischi correlati.
ONU approva prima convenzione contro il cybercrime
L'ONU ha approvato la bozza della convenzione contro il cybercrime, ma difensori dei diritti umani e aziende tech hanno evidenziati i rischi correlati.

Dopo tre anni di negoziati, quasi 200 paesi hanno adottato la prima convenzione delle Nazioni Unite contro il cybercrime. Il testo dovrebbe essere approvato in via definitiva dall’Assemblea entro fine anno (servono almeno 40 voti favorevoli). Il trattato è stato fortemente criticato dalle organizzazioni che difendono i diritti umani e dalle aziende tech, in quanto potrebbe essere utilizzato in modo sbagliato dai regimi autoritari.

Opposizione delle aziende tech

L’obiettivo principale della convenzione è rafforzare le misure per prevenire e combattere il crimine informatico, migliorare la cooperazione internazionale e fornire supporto tecnico, principalmente ai paesi emergenti. Gli stati membri dovranno introdurre leggi specifiche per rendere illegali l’accesso alle informazioni e l’intercettazione dei dati, senza autorizzazione.

Gli stati membri dovranno inoltre adottare leggi che vietano l’uso dei dispositivi elettronici per attività illecite, il furto dei dati, la produzione e vendita di materiale pedopornografico online, la pubblicazione online di immagini e video intimi non consensuali, il riciclaggio di denaro preveniente da crimini informatici.

In base al trattato, gli stati membri potranno approvare leggi che consentono di raccogliere e registrare (anche in tempo reale) i dati necessari per le indagini e costringere i fornitori dei servizi a consegnare informazioni e documenti.

Secondo diverse organizzazioni che difendono i diritti umani e digitali, tra cui Electronic Frontier Foundation e Human Rights Watch, la convenzione autorizza in pratica la sorveglianza di massa. I governi autoritari potrebbero trasformarlo in uno strumento legale di repressione contro giornalisti, dissidenti, attivisti e persone LGBTQ+.

Tra le Big Tech che avevano chiesto modifiche (PDF) al testo c’è Microsoft. L’azienda di Redmond ha evidenziato che la convenzione rappresenta un rischio per la sicurezza nazionale, in quanto consente la condivisione dei dati sensibili e informazioni classificate con paesi terzi. Inoltre potrebbe avere gravi conseguenze per i diritti umani.

Fonte: ONU
Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
13 ago 2024
Link copiato negli appunti