Dall’UNHCR (United Nations Human Rights Council) arriva una risoluzione non vincolante che riafferma la difesa dei diritti umani fuori e dentro Internet, stabilendo la validità della libertà fondamentali previste dalla Dichiarazione Universale sui Diritti Umani anche sulla Rete telematica mondiale.
I diritti umani valgono allo stesso modo offline come online , ha dichiarato il Consiglio dell’ONU nella risoluzione approvata con il consenso della maggioranza degli stati membri, così come vale la libertà di espressione stabilita dall’articolo 19 della succitata Dichiarazione Universale.
Prevedibilmente, a opporsi all’iniziativa sono stati i soliti noti delle dittature e della democrazia all’acqua di rose di Russia, Cina, Arabia Saudita, Sud Africa e India, nazioni coalizzate nel tentativo – poi infruttuoso – di scremare dalla risoluzione la condanna inequivocabile delle misure di censura dell’accesso in rete o della diffusione di informazioni scomode online.
La risoluzione dell’UNHCR non è di quelle legalmente vincolanti ma costituisce uno strumento di pressione politica importante , contro quei tentativi di violazione dell’articolo 19 e degli altri diritti umani in rete che accumulano una casistica sempre più numerosa con il passare degli anni.
Stando ai dati forniti dall’organizzazione Access Now , infatti, nel 2015 si sono registrati almeno 15 casi significativi di “spegnimento” dell’accesso a Internet in giro per il mondo, mentre nei primi sei mesi del 2016 siamo già a quota 20: la nuova risoluzione dell’ONU rappresenta in tal senso un traguardo importante che aiuta la lotta alla censura e alla violazione dei diritti dei netizen di tutto il mondo.
Alfonso Maruccia