Per primo si è mosso il Sud Africa, seguito poi dal Brasile, dall’India e dal Venezuela. I quattro organismi per gli standard delle rispettive nazioni hanno inoltrato un reclamo ufficiale a ISO per denunciare vizi procedurali e per la non rispondenza del formato OOXML, identificato dall’istituto internazionale come ISO/IEC 29500, ai regolamenti preposti alla sua valutazione per l’approvazione della procedura fast track . E mentre anche la Danimarca si fa sentire, per bocca del vicepresidente ISO, sono in molti a chiedersi cosa succederà al formato aperto di Microsoft.
Sul piatto ci sono diversi nodi critici. Il primo, forse il più evidente, è la mancata pubblicazione dello standard secondo i tempi prescritti dal regolamento: dopo il BRM tenuto a fine febbraio la diffusione dei dettagli sulle nuove specifiche sarebbe dovuta avvenire entro trenta giorni. Ma trascorsi oltre tre mesi da quella data, di queste informazioni non vi è ancora traccia.
Se quella relativa ai tempi di pubblicazione è una problematica segnalata in tutti i ricorsi, la faccenda si fa più articolata quando si passa ai rilievi tecnici. Per il Sud Africa si tratta essenzialmente di una questione di principio , che lede la credibilità dell’organismo degli standard e mette in crisi la procedura di valutazione dei formati: il processo avrebbe costretto i partecipanti a “valutare troppe informazioni in troppo poco tempo”, contravvenendo persino alle regole che impongono intervalli più ampi per consentire di portare a termine il lavoro.
Nel caso del Brasile , invece, la questione si concentra sull’aspetto tecnico: al centro c’è la mancanza di risposta su alcune questioni relative alla legacy dei formati binari, ma ci sarebbero anche alcuni vizi procedurali a rendere non valida la votazione. Non è chiaro, secondo la missiva brasiliana, neppure quale comitato debba provvedere alla questione OOXML in sede dibattimentale, senza contare che all’appello manca ancora quel documento finale sulle specifiche del formato, necessario a valutarne pregi e difetti.
I ricorsi di Venezuela ed India, infine, ricalcano a grandi linee i due precedenti. Ad essere messa in discussione è l’intera operazione di approvazione di ISO/IEC 29500 che avrebbe messo in luce una fretta eccessiva nel trattamento di una materia non perfettamente definita, quale un formato di file non ancora neppure introdotto ufficialmente dal suo creatore.
Ad infuocare lo scontro sono anche le procedure di votazione interne agli stati membri: in questo senso arriva anche la missiva di Morten Kjærsgaard, vicepresidente ISO e direttore dell’istituto danese per gli standard, che sceglie di inviare una lettera in luogo di un ricorso per contestare il sì del suo paese a OOXML. Per Kjærsgaard, infatti, il formato costituirebbe “un ostacolo sulla via della interoperabilità”, anche alla luce dei problemi che ancora sussistono sul piano tecnico nella definizione dello stesso.
Problemi che sarebbero stati ampiamente evidenziati e discussi, e della cui esistenza era stata messa a parte la stessa commissione di valutazione di ISO/IEC 29500: di tutte queste segnalazioni, a causa dei ridotti tempi di lavorazione durante il BRM, si è persa traccia.
Cosa accadrà adesso? ISO dovrà innanzi tutto confrontarsi con le quattro nazioni che hanno avanzato un reclamo: se entro 30 giorni non riuscirà ad addivenire ad un accordo, scatteranno le procedure di valutazione del ricorso. Mancando chiarezza su chi debba gestire OOXML, probabilmente sarà necessario prima di tutto chiarire questo punto. Poi ci saranno altri trenta giorni per stabilire l’ammissibilità dei ricorsi e infine tre mesi per una sentenza .
Quale sarà il destino di OOXML ISO/IEC 29500 è troppo presto per dirlo. Quel che è certo è che a fare le spese di questa incertezza sarà senz’altro il formato di Microsoft, per altro ancora incompatibile con la suite Office di BigM, e in seconda battuta anche gli utenti che dovranno scegliere quale formato adottare per i propri documenti.
Luca Annunziata