A due anni di distanza dall’approvazione dello standard di documenti OOXML , uno dei protagonisti del processo di standardizzazione ISO richiama Microsoft all’ordine denunciando: la corporation di Redmond non ha rispettato i propositi enunciati nella documentazione. Il dubbio è che il processo ISO abbia subito un colpo alla sua credibilità .
Alex Brown, convocatore del sottocomitato ISO che si occupò di OOXML (SC34), ha espresso sul suo blog tutta la perplessità per il comportamento di Microsoft: Brown era uno di quelli che non si opponevano ed erano anzi favorevoli all’iniziativa di standardizzazione (al contrario dell’intera community dell’open source). In tal senso la sua denuncia suona come una beffa per quanti avevano creduto alla buona fede di Redmond verso i formati di documenti aperti e universalmente accessibili.
Il problema, spiega Brown, risiede nel fatto che lo standard OOXML ISO prevede due diversi set di specifiche, una “Strict” e l’altra “Transitional”. La prima descrive lo standard vero e proprio, mentre la seconda include tutte quelle caratteristiche rigettate dai corpi di regolamentazione nazionali e per questo descritte come “deprecate” e inserite solo per motivi di supporto retroattivo.
Anche Microsoft sembrava insomma essersi convinta del fatto che gli standard universali vadano rispettati, ma le prime versioni di Office 2010 non fanno che confermare l’ esatto opposto : la nuova suite di produttività di Redmond “non supporta la variante Strict di OOXML” rivela Brown, “ma proprio il formato che la community globale aveva rigettato nel settembre 2007, e conseguentemente indicato come da non usare per i nuovi documenti – la variante Transitional”.
“Microsoft si sta comportando come se il processo di standardizzazione JTC 1 non fosse mai avvenuto – continua Brown – e usa in un nuovo prodotto tecnologie (come VML) che persino il testo dello stesso Standard descrive come deprecate e incluse solo per motivi di compatibilità”. Office 2010, in sostanza, non supporta (ancora) lo standard ISO: al contrario di quanto Microsoft aveva lasciato intendere a tutti qualche anno fa.
Alfonso Maruccia