Open Library sarà una biblioteca universale, digitale, aperta e generata dagli utenti. Il progetto, filiazione di Internet Archive e capitanato dal celeberrimo Aaron Swartz , ha fatto la sua comparsa in Rete con una versione demo, tanto provvisoria quanto illuminante.
Tutti gli ” end ” della Rete, dai netizen alle biblioteche, passando per gli editori, sono invitati a cooperare ad un wiki globale, strutturato per catalogare, archiviare e socializzare testi di ogni epoca e genere . Open Library non costituirà semplicemente un OPAC universale e integrato, ma intende proporsi come depositario di un patrimonio culturale costruito e reso disponibile in Rete, la biblioteca più spaziosa e accessibile che si possa immaginare.
Open Library, precisa lo stesso Swartz è un’iniziativa decisamente più ambiziosa del Progetto Gutenberg , raccoglitore di testi in pubblico dominio, resi disponibili agli utenti in diversi formati. Fondato su un’architettura aperta alla modifica, all’affinamento e alle diramazioni, il progetto Open Library intende costruire un catalogo che annoveri ogni libro e ogni pubblicazione esistente al mondo, attorno ai quali possano gravitare una costellazione di dati prodotti dagli utenti .
Attingendo alle esperienze di Wikipedia e di Citizendum , l’utenza sarà di due tipi: ci saranno utenti ordinari organizzati in base a sistemi di rating contestuali e utenti che possono vantare esperienza nell’ambito archivistico e biblioteconomico, ai quali i meno esperti potranno affidarsi.
Per le opere cadute in pubblico dominio verranno resi disponibili i testi scansionati e corretti da volontari, iniziando da quelli già acquisiti da Internet Archive ; per le opere ancora coperte da copyright è probabile che, a differenza di quanto avviene per Google Book Search , vengano interpellati gli editori affinché ne autorizzino la pubblicazione almeno parziale, magari facendo leva sui circuiti promozionali e commerciali che essa può stimolare. Sarà possibile scaricare copie digitali dei testi, rintracciare le copie fisiche presso biblioteche ordinarie o acquistare copie confrontando prezzi e localizzando le librerie più vicine; sarà inoltre possibile richiedere la scansione delle opere non disponibili online e commissionarne la stampa.
Ogni testo sarà catalogato da netizen volontari e corredato da informazioni riguardanti l’autore, la pubblicazione, la bibliografia. Gli utenti potranno inoltre inserire bookmark, commenti e raccomandazioni, e apporre tag attraverso i quali sarà possibile filtrare le ricerche. Si medita inoltre di integrare nel progetto strumenti per l’instant messaging che incoraggino il dibattito, e tool per il microblogging , fornendo ai lettori la possibilità di creare diari della lettura in tempo reale.
Per facilitare l’individuazione di testi precisi, e nel contempo invitare l’utente alla scoperta, il motore di ricerca , oltre a consentire di rintracciare veri e propri frammenti di testo, sarà in grado di operare su dati inequivocabili come titolo, autore e codice ISBN, classificazioni “ordinarie” per genere, lingua, argomento, per spingersi fino alle raccomandazioni e ai tag apposti dagli utenti.
I contenuti verranno organizzati in un database flessibile, ThingDB , e saranno gestiti mediante un sistema wiki semplificato, infogami , che consente di manipolare dati semistrutturati e ricombinabili. Il template ospiterà dati, osservazioni e commenti inseriti dagli utenti , contenuti tracciati e in ogni caso modificabili. Ma non saranno solo i contenuti a poter essere plasmati dagli utenti: lo stesso template sarà flessibile e remixabile , per adattarsi a molteplici funzioni e alle esigenze di specifici gruppi di interesse. La catalogazione dei testi attraverso metadati, invece, si baserà sullo standard futurelib , che si discosta dall’affermata specifica MARC , non senza qualche perplessità da parte degli esperti.
Sono in molti, su Slashdot , a ritenere che il progetto pecchi per duplicazione degli sforzi rispetto ad altre iniziative di digitalizzazione, ma Cory Doctorow , uno dei primi narratori Creative Commons, non ha dubbi. Sul suo BoingBoing prospetta una Open Library capace di configurarsi come uno dei principali canali di accesso alla cultura libraria. Un canale aperto e gratuito, alternativo a quelle controverse proposte che vorrebbero far pagare ticket sui prestiti per ricompensare l’autore.
Gaia Bottà