Dal Parlamento Europeo arriva 1 milione di euro destinato a un check-up delle applicazioni open source usate dalle istituzioni comunitarie, un controllo di cui si incaricherà il Directorate General for Informatics (DIGIT) e che andrà alla caccia delle eventuali vulnerabilità e bachi pericolosi presenti nel software infrastrutturale, nelle applicazioni client e tutto quanto di “open” fa girare la macchina burocratica della UE.
Parlamento e Commissione europei hanno in dotazione più di 350 server dotati di sistemi operativi basati su Linux, 300 applicazioni Web protette da una tecnologia FOSS per l’autenticazione, servono più di 60mila diverse utenze e gestiscono più di 10 milioni di autenticazioni all’anno – 17mila ogni giorno.
Oltre alla caccia ai bug di DIGIT, il Parlamento Europeo ha anche stabilito un ulteriore finanziamento di 500mila euro per promuovere l’uso di AT4AM, il software Web-based con cui i rappresentati comunitari preparano le proposte di legge e che è già distribuito al pubblico sotto licenza open source.
L’iniziativa pro-FOSS della UE è stata ovviamente accolta con favore dalla divisione europea di Free Software Foundation (FSFE), con il presidente Karsten Gerloff che parla di “una decisione benvenuta” da parte di un’istituzione che fa uso quotidianamente del software open per le proprie attività.
La UE investe sul check-up del FOSS mentre Linux Foundation – uno degli osservatori privilegiati su un componente essenziale dell’intera community open – evidenzia l’importanza acquisita dal codice aperto nell’ambito dei progetti infrastrutturali: persino il nuovo CEO di Microsoft Satya Nadella ama Linux, suggerisce la Fondazione, il che rappresenta in qualche modo un cambiamento di rotta rispetto a Steve developers Ballmer. I lati negativi dell’open source pr le aziende? Fra tutti, la difficoltà d’uso, suggerisce infine una ricerca sponsorizzata da Zimbra .
Alfonso Maruccia