Barack Obama, il presidente open source che ha costruito il suo consenso dal basso grazie alle tecnologie di rete e alla partecipazione da esse mediata, ha a sua disposizione la rara opportunità di cambiare realmente le cose, cominciando dall’architettura di governo che regna nella burocrazia di Washington D.C. e trasformandola in qualcosa di molto più permeabile al contributo dei cittadini e di chiunque voglia parteciparvi.
Dopo la lettera della lobby dell’open source spedita a Obama nei mesi scorsi, Jim Whitehurst, presidente e CEO di Red Hat torna a rivolgersi al combo-breaker della storia presidenziale statunitense per invitarlo ad applicare per davvero quanto promesso in campagna elettorale e anche dopo l’inaugurazione della presidenza.
“Red Hat è felice che l’amministrazione Obama riconosca il valore dell’open source oltre il software” sostiene Whitehurst sul sito aziendale di Red Hat, evidenziando come “i principi dell’open source stanno cambiando il modo in cui impariamo, condividiamo le informazioni, come gli sviluppatori creano e come le aziende fanno affari. Ora hanno l’opportunità di cambiare il nostro governo”.
“Quando l’informazione è aperta” e condivisa e i cittadini hanno i mezzi per contribuire, continua Whitehurst, “tutti concorrono alla responsabilità comune del miglioramento. I cittadini informati diventano cittadini impegnati, i quali contribuiscono con opinioni, idee e lavoro”. Si crea così una nuova voce dal basso , di democrazia partecipativa le cui idee e proposte il nuovo governo ha promesso di ascoltare.
Vanno costruite le strutture adeguate per spingere al massimo questa partecipazione, suggerisce il CEO della principale azienda del mercato open source, rendendo aperte e accessibili a tutti “sia l’informazione che l’infrastruttura” del governo, “dai più alti livelli del governo alle amministrazioni locali”. Adottare un approccio open, assieme a soluzioni software (e magari hardware ?) open source porta indiscutibili vantaggi, dice Whitehurst, a partire dalla netta riduzione dei costi sino all’accessibilità dei formati aperti come ODF.
Lo standard Open Document Format , che secondo l’executive è già stato adottato da più di 15 governi nazionali, rappresenta una scelta di importanza cruciale in un’ottica di accessibilità sul lungo periodo delle informazioni pubbliche, perché col passare del tempo i formati proprietari diventano obsoleti mentre la stessa natura aperta di ODF permetterà di superare agilmente questo scoglio.
I principi dell’open source stanno cambiando tutto, commenta Whitehurst, la pubblicazione e l’accesso ai contenuti non ha più “barriere architettoniche” digitali grazie a progetti quali YouTube e Wikipedia, il modello di partecipazione aperta “crea un ambiente meritocratico, dove chiunque può portare il suo, e le idee vengono adottate e ricompensate sulla base del merito”.
“Crediamo che l’amministrazione Obama abbia un’opportunità senza precedenti di usare l’open source per innovare e avviare un cambiamento positivo – continua il dirigente – Non succederà dalla sera alla mattina, ma tutti i livelli di governo possono far sì che un tale cambiamento si realizzi se collaborano tra di loro e seguono il richiamo di Obama secondo cui Yes, we can “.
In conferma alle parole di Whitehurst sull’ adozione crescente dell’open source da parte dei governi nazionali , infine, il governo ungherese ha recentemente annunciato la volontà di spendere il 50% del denaro destinato al software della pubblica amministrazione per pacchetti e applicazioni FOSS. In questo caso si parla di 40 milioni di euro, una cifra non clamorosa ma certamente un buon inizio, come sottolineano le parole di apprezzamento del presidente di ULX Open Source Consulting Gábor Szentiványi.
Alfonso Maruccia