OpenAI ha fatto piazza pulita del suo impegno per la diversità, l’equità e l’inclusione. Almeno sul suo sito web. La pagina che un tempo proclamava la dedizione dell’azienda a questi valori ora reindirizza a un generico discorso su “team dinamici” e “background diversi”, senza mai nominare la parola proibita: diversità.
OpenAI cancella pagina dedicata alla diversità dal sito
Il cambio di rotta è evidente. La vecchia pagina, immortalata dall’Internet Archive e citata da CNN nel 2023, parlava di un “investimento costante nella diversità, equità e inclusione” e di un “impegno continuo a migliorare il lavoro per creare un’organizzazione diversificata, equa e inclusiva“. La nuova versione si limita a dire che “le idee più forti emergono quando sono testate, dibattute e migliorate da persone con background, esperienze e modi di pensare diversi“.
Quando esattamente sia avvenuto questo cambio di rotta non è chiaro, ma i segnali puntano a tempi molto recenti. Il 22 gennaio, ABC News citava ancora la pagina sulla diversità come disponibile. Il 27 gennaio, OpenAI aveva già pubblicato il nuovo testo sui “team dinamici“. Alla richiesta di chiarimenti di The Crunch e su eventuali modifiche alle politiche interne, l’azienda non ha risposto.
OpenAI non è l’unica a fuggire dalla diversità…
OpenAI non è certo l’unica a prendere le distanze da diversità, equità, inclusione, temi oggi sotto attacco politico e legale. Nell’ultimo mese, Meta, Google e Amazon hanno tutte annunciato tagli o aggiustamenti alle loro politiche DEI. Un trend che sembra coinvolgere tutte le Big Tech.
OpenAI, dal canto suo, lavora a stretto contatto con il governo. Ha ottenuto un contratto governativo e ha lanciato un chatbot per le agenzie federali. Chissà se questo legame ha influito sulla sua improvvisa reticenza sul tema della diversità. Per ora, l’azienda tace. Ma il suo silenzio è più eloquente di mille parole.