In un lungo post condiviso sulle pagine del blog ufficiale (link a fondo articolo) in cui spiega come è attualmente strutturato il funzionamento di ChatGPT, OpenAI illustra i prossimi step evolutivi del progetto, finalizzati a migliorare il comportamento del sistema. Lo fa mettendo subito una cosa in chiaro: ad oggi, il processo è imperfetto.
Così OpenAI sta plasmando il futuro di ChatGPT
La volontà è quella di intervenire sulle dinamiche di default che regolano le interazioni con l’intelligenza artificiale, anche attraverso l’introduzione di nuovi strumenti che consentano di personalizzarle. Un’ipotesi, quest’ultima, di cui abbiamo già avuto modo di scrivere ieri in relazione ai futuri sviluppi del nuovo Bing, versione inedita del motore di ricerca che poggia proprio su questa tecnologia.
A tal proposito, sarà ovviamente fondamentale trovare il giusto bilanciamento tra la libertà d’azione concessa a chi interpella ChatGPT, la necessità di evitare impieghi potenzialmente malevoli (come già accaduto) e sgombrare il campo dall’influenza di qualsiasi bias.
Come sarà possibile? Ovviamente, anzitutto attraverso la raccolta e l’analisi di feedback. Una pratica alimentata quotidianamente da coloro che scelgono di sottoporre domande e comandi al sistema, ottenendo in cambio risposte e risultati non sempre impeccabili. Qui sotto, la replica fornita a una domanda su Bard, con l’IA che erroneamente attribuisce la paternità del progetto ai suoi creatori anziché a Google.
In conclusione, OpenAI esprime apprezzamento per il supporto fin qui fornito dalla community di utenti e, più in generale, a tutti coloro che si sono dimostrati interessate alla tecnologia, ritenendo l’organizzazione direttamente responsabile del suo sviluppo.
A volte commettiamo degli errori. Quando accade, impariamo da essi per intervenire sui nostri modelli e sistemi.