Dopo aver dato uno scossone all’intero settore dell’intelligenza artificiale generativa con il lancio di ChatGPT, OpenAI sarebbe al lavoro su un motore di ricerca. È quanto riportato oggi dal sito The Information, facendo riferimento a una fonte rimasta anonima, ma a conoscenza del progetto. L’iniziativa, se confermata, porrebbe l’organizzazione guidata da Sam Altman in competizione diretta con Google e con gli altri protagonisti di questo ambito.
OpenAI sta pensando a un motore di ricerca
Non sono trapelati dettagli in merito alla natura del servizio. Potrebbe essere in qualche modo integrato nel chatbot, messo a disposizione di tutti o in esclusiva a coloro che attivano un abbonamento premium, oppure offerto sotto forma di prodotto separato e indipendente.
La tecnologia alla base del motore di ricerca dovrebbe essere quella di Bing (almeno in parte), grazie alla collaborazione ormai longeva con Microsoft, come già avvenuto per una funzionalità extra di ChatGPT lanciata lo scorso anno. Stando a quanto riferito dalla fonte dell’indiscrezione, OpenAI avrebbe messo in cantiere il progetto già più di un anno fa. Nessun riferimento nemmeno alle tempistiche per un eventuale lancio.
Sempre più IA per le ricerche online?
Dal canto suo, Google ha introdotto lo scorso anno una seconda versione del proprio motore di ricerca, battezzata Search Generative Experience e caratterizzata proprio dall’inclusione dell’intelligenza artificiale generativa. Una mossa, quella del gruppo di Mountain View, che può essere interpretata come la volontà di farsi trovare pronto a presidiare un ambito relativamente nuovo, ma dalle enormi potenzialità di sviluppo.
Ci sono poi realtà come Arc Search che propongono un approccio differente, seppur sempre basato sull’IA, applicato alle ricerche online, occupandosi in completa autonomia di trovare quanto desiderato dall’utente e di mostrarglielo in un formato inedito.
Al netto del volere e degli investimenti delle Big Tech, a decretare il successo o il fallimento di queste iniziative, saremo noi, nella nostra quotidianità, preferendo l’uno o l’altro metodo per raggiungere le risorse, i contenuti e le informazioni di cui abbiamo bisogno. Rimpiazzare nelle nostre teste una dinamica tanto radicata come quella legata alla fruizione di un motore di ricerca tradizionale, non sarà cosa semplice, con buona pace di quanto auspicato dai Sam Altman e colleghi.