Uno dei tool più popolari offerti da Google, la Google Toolbar, è finita in queste ore sotto i riflettori: OpenDNS , celeberrimo servizio gratuito di indirizzamento usato da milioni di utenti Internet, accusa Google di aver personalizzato l’installazione della Toolbar sui computer di Dell, con cui un anno fa avrebbe stretto un patto d’acciaio per aumentare i profitti ai danni della libertà di scelta degli utenti.
Con un lungo e dettagliatissimo articolo David Ulevitch, mente e motore di OpenDNS, si scaglia contro i due big spiegando come l’installazione della Toolbar sui computer Dell si traduca nell’immissione nel sistema di un ulteriore software che avrebbe il preciso compito di veicolare pubblicità non appena l’utente sbagli a digitare una URL nella barra degli indirizzi: il reindirizzamento, anziché presentare, come accade tipicamente, opzioni di ricerca che abbiano a che vedere con l’indirizzo digitato o fornire servizi di auto-correzione dell’errore, porta ad una paginata ricca di pubblicità Google.
Questo softwarillo, chiamato “Browser Address Error Redirector” o “GoogleAFE” (vedi qui ), sarebbe sostanzialmente non dichiarato da Google-Dell , tanto che c’è chi lo definisce senza mezzi termini uno spyware .
L’esistenza di questo software, peraltro, emerge solo dopo la disinstallazione della toolbar : l’utente, nonostante la rimozione del tool di Google, continua a venire rediretto alla pagina pubblicitaria Google-Dell. Ed è lì, cercando di capire come rimuovere questa controversa funzionalità , che l’utente si imbatte in un avviso, che gli spiega come rimuovere anche il reindirizzamento forzato. “Non solo – accusa Ulevitch – pare che questo software venga installato anche su vecchi computer Dell che utilizzino un servizio di update automatico di Dell”.
A tutto questo si aggiunge il fatto che la pagina pubblicitaria (che nell’esempio linkato appare digitando per errore http://digg.xom anziché http://digg.com) presenta sì risultati di ricerca attinenti a quanto digitato erroneamente nella barra degli indirizzi, ma sono informazioni letteralmente sotterrate dalla pubblicità , collocate nei punti meno visibili della pagina: tutti i link forniti dalla pagina con evidenza sono veri e propri spot.
Se OpenDNS ha lavorato per trovare un workaround al problema, in modo tale che gli utenti che utilizzano il proprio servizio con un computer Dell non si trovino più di fronte a questa situazione, sono in molti a riprendere l’accusa di OpenDNS, sottolineando come Google-Dell abbiano tutto l’interesse a rendere difficile la rimozione di questa funzionalità e che, proprio per questo, è per loro possibile inserire sempre più pubblicità nella pagina e sempre meno contenuti effettivamente rilevanti rispetto alle esigenze dell’utente.
Da parte sua Ulevitch conclude il proprio intervento evidenziando come sia sempre stato un fan delle tecnologie di Google ma come, a suo avviso, l’immissione via Dell di questo software e con queste modalità rappresenti un “voltare pagina”, il punto di una svolta che proprio non va giù a chi ha sempre visto in BigG un esempio di correttezza.